Alleanza delle cooperative italiane ha oggi un presidente e un ufficio di presidenza: “un altro passo avanti”, come si legge in una nota. E’ quanto deciso a Napoli, nel corso dei lavori dell’Aci, il 25 e il 26 gennaio 2012: Luigi Marino, presidente di Confcooperative, da portavoce dell’Alleanza delle Cooperative Italiane ne diventa presidente e sarà affiancato da due copresidenti, Giuliano Poletti, presidente Legacoop e Rosario Altieri, presidente Agci. Questa la prima novità emersa dalla due giorni di lavori organizzata a Napoli dall’Alleanza delle Cooperative Italiane. È stato costituito l’ufficio di presidenza, al quale vengono attribuiti compiti finora svolti dai presidenti delle tre organizzazioni. In totale, dunque, tre presidenti, tre rappresentanti delle associazioni e tre responsabili esecutivi, ciascuno saranno con deleghe permanenti. Confermati anche il Comitato esecutivo, costituito (oltre che dai presidenti) da 24 membri e la Consulta, di 90 componenti, che assume il nome di Assemblea, con poteri di decisione e di nomina dei dirigenti. Le prossime tappe saranno rappresentate in un primo momento dalla nascita delle Alleanze settoriali e successivamente dalle Alleanze territoriali. Nel corso dei lavori sono stati, tra l’altro, oggetto di confronto e di analisi l’azione del governo e le misure per la crescita, le liberalizzazioni e le politiche del lavoro.   Le valutazioni sull’azione del governo “Al Governo Monti, abbiamo dato credito. Monti si muove sui binari di un’agenda obbligata. Sono tempi serrati sia per il Goveno sia per chi, come noi, ha doveri di proposta e di confronto. Pur con qualche riserva su singoli punti abbiamo anteposto l’urgenza e l’efficacia complessiva della manovra. Vitali le misure per mettere in sicurezza i conti pubblici. Fondamentale, adesso, lavorare per la crescita, proseguendo su una strada che già vede elementi positivi, quali l’ACE, che incentiva la capitalizzazione delle imprese; la deduzione integrale, dal reddito imponibile, dell’IRAP relativa alle spese per il personale, l’incremento del Fondo centrale di garanzia per le piccole e medie imprese; la concessione della garanzia alla PMI fino all’80% dell’operazione; le agevolazioni sulle ristrutturazioni edilizie e sulla riqualificazione energetica; la riforma delle pensioni presenta aspetti meno condivisibili, ma è importante avere chiuso la lunga fase delle riforme previdenziali a puntate. Un plauso merita il Governo per ciò che sta facendo, senza mezze misure, contro l’evasione fiscale. Siamo stati inflessibili nel chiedere un sacrificio in più agli onesti. Siamo stati comprensivi con i disonesti. Rimettiamo le cose a posto. Chi non vuol essere disturbato dagli ispettori (a Cortina o altrove), invece di lamentarsi, paghi il dovuto. Apprezziamo la volontà di risolvere il dramma dei ritardati pagamenti alle imprese da parte delle Pubbliche Amministrazioni, ma ora servono i fatti”. Liberalizzazioni: rompere i monopoli e gli oligopoli delle utilities “Il decreto delle liberalizzazioni e delle infrastrutture che viene incontro a molte sollecitazioni delle imprese non è esaustivo. Occorre procedere con determinazione e passo spedito per rompere i monopoli e gli oligopoli delle utilities. Dovrebbe far riflettere il fatto che in Italia, a differenza di altri Paesi, non si sviluppano nuove forme di cooperazione di utenza di grande impatto sui mercati. Perciò è rilevante l’azione intrapresa sul gas o sui trasporti anche se non esaurisce le esigenze di modernizzazione”.   Mercato del lavoro: L’art. 18, sembra diventato l’eterno pretesto per non fare niente “Per la crescita dell’occupazione servono il riavvio dello sviluppo, la competitività, la qualità dell’offerta e la stabilità delle imprese. Cinque gli obiettivi che proponiamo: 1) un mercato del lavoro più efficiente e la riforma degli ammortizzatori sociali; 2) riordinare la giungla contrattuale; 3) alzare i redditi iniziali, estendere la previdenza complementare, diffondere soluzioni sanitarie integrative; 4) superare i disincentivi alla crescita dimensionale delle imprese; 5) fare i conti con l’indicazione europea sui meccanismi di ingresso e di uscita dal mercato del lavoro”.]]>