Don Tonino Bello, il vescovo di Molfetta beatificato pochi mesi fa, lo spettacolo “Croce e fisarmonica” di Carlo Bruni, con Enrico Messina e le musiche dal vivo di Mirko Lodedo. Sarà al Teatro Kismet Opera sabato 25 e domenica 26 gennaio 2014, alle ore 21.00. Spettacolo vincitore della III Edizione dei Teatri del Sacro (Lucca 10 – 16 giugno 2013), “Croce e fisarmonica” nasce da un più ampio progetto fortemente voluto da Pax Christi e che ha dato vita oltre che allo spettacolo di Bruni, anche al film medio metraggio “L’anima attesa” di Edoardo Winspeare e alle musiche per entrambe le opere Antonio Bello è stato vescovo e presidente nazionale di Pax Christi. Nato ad Alessano (Le) nel 1935, è morto a cinquantotto anni, nell’aprile del ’93, a Molfetta, in episcopio. Nella sua casa natale, fra molti ricordi, regali, testimonianze d’affetto, c’è il disegno di una bambina delle elementari che lo ritrae, in piedi, su di una fragile e variopinta barchetta a vela, braccia larghe e mani che tengono rispettivamente una croce ed una fisarmonica. Prediligendo il potere dei segni ai segni del potere, don Tonino Bello ha esercitato il suo mandato coniugando uno straordinario rigore evangelico, con un anticonformismo capace di spiazzare i più arditi rivoluzionari; associando a una fede profonda, una laicità che a molti, ancora oggi, sembrerebbe paradossale per un prete: tenendo insieme croce e fisarmonica. E’ difficile trovare qualcuno dalle nostre parti, con più di trent’anni, che non abbia un episodio da raccontare, una testimonianza del proprio rapporto con questo pastore salentino. Ma il nostro lavoro non tenta una sintesi di quel ricchissimo patrimonio, non costruisce un reliquiario, per quanto venerabile, in cui esporlo. Vuole piuttosto ricavare l’impronta di un passaggio, perché, per quanto profonda, non rischi d’essere cancellata dal folklore o allontanata da una meritata santificazione. Si spiega nelle note: “questo lavoro tenta di esercitare una fede “laica” nell’uomo, attraverso la ricostruzione mitica della figura di un religioso. Talvolta si attribuisce al mito un senso d’irrealtà, addirittura di falsità, mentre nella tradizione classica il mito rappresenta un punto elevato di sintesi: un punto di riferimento capace di favorire coesione sociale, culturale, etica; di definire un orizzonte comune. Ecco: il nostro è il racconto di un mito. Il sud, la fede, l’impegno sociale, riformatore, pacifista, sono coordinate di una rotta che percorriamo con la cadenza di una ballata, perché questa storia ci resti dentro come una buona canzone”. I biglietti al box office Feltrinelli, al botteghino Kismet e sul sito bookingshow; info 080.579.76.67/www.teatrokismet.org. Fonte: Uff. stampa teatro Kismet  ]]>