Prove
tecniche di comunità di pratica. Sono quelle che Legacoop Puglia e Ciheam Bari
hanno messo a punto in un incontro, svoltosi l’8 ottobre scorso nella sede di
Legacoop Puglia introdotto dal presidente Carmelo Rollo, che ha chiamato a
raccolta cooperative agricole e sociali, ricercatori e studiosi di innovazione
sociale, rappresentanti delle istituzioni per scambiare esperienze, analizzare
criticità e immaginare soluzioni sul tema dell’innovazione sociale nella
filiera dell’agroalimentare. Un metodo di lavoro per approcciare problemi
comuni e farlo “insieme” in un momento di apprendimento collettivo fatto di
ascolto e di dialogo su esperienze individuali differenti che vanno dalle cooperative
impegnate nella gestione di beni e terreni confiscati alla criminalità, ma
anche in attività di agricoltura sociale,
cooperazione di comunità, filiera corta.
Lo strumento della comunità di
pratica si inserisce e prova a dare risposte agli obiettivi di “Smartchain, il
progetto finanziato dal programma
europeo Horizon 2020, nato per promuovere filiere corte nelle quali produttore
e consumatore, grazie a modelli di business innovativi che migliorano e
accrescono la competitività e la sostenibilità del sistema agroalimentare
europeo, sono più vicini. L’idea che Smartchain si propone, è quella di
analizzare i sistemi di filiera corta, capire quali vantaggi possono derivarne
e con quali ricadute economiche e sociali. Ma soprattutto comprendere cosa serve per
metterle in piedi, per mettere a sistema protocolli di realizzazione, per valutare
le interazioni tra tutti i soggetti coinvolti e infine stilare una lista di parametri
che favoriscano produzioni sostenibili e sviluppo rurale.
Per
tutto questo una comunità di pratica diventa uno strumento prezioso da cui
partire e dove far convergere istanze dell’innovazione sociale. Una fra tutte è
quella emersa nel primo incontro svoltosi nella sede di Legacoop, ovvero la difficoltà di coinvolgere le comunità nell’esperienza
dell’innovazione sociale. Di qui l’esigenza comune di un ritorno al “valore”
non solo economico ma sociale. Il prodotto come parte dell’identità collettiva,
come tale da salvaguardare. Con una gestione dei costi improntata al rispetto
del lavoro e della qualità.
Nel prossimo incontro, fissato per il 21 ottobre ( 16.30 presso
il Buò a Bari), la comunità di pratica proverà a mettere in campo soluzioni
alle criticità emerse, sottoponendo esperimenti già riusciti o nuovi spunti
utili a chi lavora sulle policy e sulla nuova programmazione. E a
proposito di suggerimenti alle istituzioni il primo più immediato arriva da
Katia De Luca, responsabile politiche giovanili formazione e promozione di
Legacoop Puglia. “L’innovazione –
afferma – in questo momento ha bisogno di uno stimolo a sé. Non va messa nel
calderone degli incentivi, ma va focalizzata una policy che sia dedicata all’innovazione
sociale. Questo aiuterebbe le imprese a provare a sperimentare iniziative nuove
e a percepirsi come attori importanti nell’innovazione sociale che ha bisogno
di strumenti precisi, concreti e focalizzati”.
Al primo incontro di Comunità di pratica era presente il
professor Luigi Corvo, docente di imprenditoria e innovazione sociale
dell’Università Tor Vergata, che ha parlato di cooperazione di comunità come
forma di impresa che meglio incarna lo spirito di innovazione sociale intesa
come portatrice di nuove relazioni sociali e ricostruttrice di infrastrutture
sociali.
I risultati conseguiti
dalla comunità di pratica saranno condivisi in un incontro pubblico fissato per
il 7 novembre.