Dora Iacobelli, Presidente della Commissione Pari Opportunità di Legacoop- “non è giustificato da condizioni di minore solvibilità delle imprese femminili che, al contrario, risultano più avverse al rischio e mediamente più affidabili. Le imprese femminili, inoltre, nonostante abbiano subito una contrazione del credito più marcata in tempi di credit crunch, hanno  dato prova di maggiori capacità di restituzione dei finanziamenti ricevuti dalle banche, mostrando indici di deterioramento del credito più contenuti di quelli delle imprese maschili”. Per invertire la tendenza, gli organismi di parità dell’Alleanza delle Cooperative sostengono la necessità di avviare un dialogo tra istituzioni, banche ed organizzazioni imprenditoriali che determini un contesto in cui le imprese “rosa” godano di pari opportunità nell’accesso al credito. E, a questo fine, avanzano delle proposte che non presuppongono l’individuazione di risorse aggiuntive da destinare all’imprenditoria femminile -aspetto su cui è comunque opportuno riflettere, in assenza del rifinanziamento della legge 215- ma si concentrano su un diverso utilizzo di risorse e strumenti esistenti. Pari opportunità di accesso ai finanziamenti: le proposte dell’Alleanza delle CooperativeQuali, in concreto, le proposte sostenute dagli organismi di parità dell’Alleanza delle Cooperative?Innanzitutto il rafforzamento dell’elemento qualitativo ai fini della valutazione, da parte delle banche, della progettualità delle imprese femminili, valorizzando le competenze, la validità del progetto imprenditoriale, ed anche le ricadute occupazionali con particolare riferimento all’assunzione di giovani. Circa l’aspetto delle garanzie, molto importante per imprese per lo più micro, piccole e medie come quelle femminili, viene proposto uno snellimento nelle procedure del Fondo di Garanzia per le PMI, con effetti sulle procedure, sulla valutazione e sui tempi di risposta alle richieste. Inoltre, in seguito alla costituzione della Sezione Specializzata del Fondo di Garanzia,  destinata all’imprenditoria femminile, viene proposta l’attivazione di un sistema di monitoraggio nonché di valutazione dell’accesso ai finanziamenti da parte di imprese femminili, anche al fine di adeguare procedure e modalità. Infine, gli organismi di parità dell’Alleanza indicano l’esigenza di prevedere specifiche attività di formazione rivolte alle donne che costituiscono imprese.Per quanto riguarda, più nello specifico, le esigenze di capitalizzazione e di finanziamento delle cooperative femminili, l’impegno degli organismi di parità dell’Alleanza delle Cooperative è rivolto a facilitare l’accesso al Fondo Nazionale di Garanzia per le PMI e alla Sezione specializzata per le imprese femminili, oltre a promuovere specifiche politiche di supporto per le cooperative a prevalenza femminile, a partire dalla progettazione di interventi finalizzati a queste imprese da parte degli strumenti finanziari di sistema, tra cui gli istituti creditizi, i Fondi Mutualistici, il Consorzio Fidi Nazionale. “La richiesta rivolta agli strumenti finanziari del mondo cooperativo” -sottolinea Dora Iacobelli- “è quella di predisporre un prodotto finanziario o un pacchetto di prodotti finanziari da proporre alle cooperative femminili denominato nello stesso modo, sotto il marchio dell’Alleanza delle Cooperative Italiane”.Per quanto riguarda l’operato sia del Fondo che della Sezione Speciale, si chiede che venga estesa alle cooperative femminili la previsione, introdotta per le coop sociali, di interventi di garanzia per finanziamenti fino a 150.000 euro, senza la valutazione dei dati di bilancio.“Nella cooperazione -sottolinea Giovanna Zago, coordinatrice commissione nazionale dirigenti cooperatrici di Confcooperative- il protagonismo delle donne, che rappresentano oltre il 52% delle persone occupate, si fa sempre più strada, sia per una maggiore rappresentanza nella governance, sia nella messa in atto di tante buone prassi che evidenziano la loro grande forza, energia, competenza e professionalità. Il credito é la benzina per le imprese. Le difficoltà di accesso sono note e dobbiamo lavorare per agevolare tutte le imprese. Quelle femminili però – conclude Zago – presentano una problematica ulteriore, una debolezza culturale: le imprese femminili tendono a non chiedere credito. Temono di subire un rifiuto dalle banche più di quanto non accada a quelle maschili. Quando il credito viene concesso, il costo del danaro è più oneroso e  vengono richieste maggiori garanzie che alle imprese maschili. È per questo che occorre attivare strumenti e canali informativi. La vera sfida è formare e informare le imprese femminili su come migliorare le condizioni di accesso al credito”.“La Cooperazione rosa -dichiara Marieli Ruini, Presidente del Consorzio Meuccio Ruini di emanazione AGCI e dirigente del Coordinamento Donne AGCI- ha finalmente prodotto una capacità di interlocuzione con le Istituzioni e le rappresentanze politiche ed economiche per dimostrare quanto sia utile all’intera società sostenere l’impresa femminile, tenuto conto dell’incidenza con cui le donne partecipano alla formazione della ricchezza attraverso il mondo del lavoro nel suo insieme (autonomo e dipendente). È questo uno dei risultati più significativi della giornata di oggi”. Cooperative “rosa”: il settore nei dati di Unioncamere e dei Centri Studi dell’AlleanzaL’osservatorio sull’imprenditoria femminile di Unioncamere rileva, con riferimento al 2012, la presenza di 17.674 cooperative attive, con un’incidenza sul totale delle imprese femminili che passa dall’1,2% dal 2009 all’1,4% del 2012. In valori assoluti il segmento cooperativo ha fatto registrare dal 2009 al 2012 un incremento del 7,7%, maggiore rispetto a quello di imprese femminili costituite in altra forma giuridica. E rappresenta il 21,9% del totale delle imprese cooperative.Secondo i dati elaborati dai Centri Studi delle tre Associazioni cooperative che hanno costituito l’Alleanza (AGCI, Confcooperative, Legacoop), nelle cooperative aderenti l’occupazione femminile è rilevante, 52% in media, con settori che sono ben oltre il 60%, in particolare il settore sociale, quello dei  servizi in generale (pulizie, ristorazione ecc.) e la grande distribuzione.Dell’insieme delle cooperative femminili rilevato dall’Osservatorio Unioncamere, 9.622 sono aderenti all’Alleanza delle Cooperative Italiane. C’è da dire che dal computo delle cooperative femminili fatto da Unioncamere, come dalle cooperative rilevate come associate all’Alleanza, sono escluse quelle dei settori del consumo, dell’abitazione, del credito e delle assicurazioni, nonché le mutue, per i quali non si dispone di tutti i dati di genere. Il fenomeno cooperativo a conduzione femminile risulta quindi, complessivamente, sottostimato.Analizzando la distribuzione settoriale delle 9.622 cooperative, emerge che la maggior parte di queste è riconducibile al settore sociale (54,1% del totale). Inoltre, le socie della cooperazione sociale rappresentano il 61,7% del totale dei soci delle coop femminili e l’occupazione femminile rappresenta il 56,1% di tutta quella prodotta dalle cooperative femminili. La cooperazione sociale evidenzia, infine, anche la maggior incidenza dei soci donne (75,5%) sul totale dei propri soci e di addetti donne (79,7%) sul totale dei propri occupati.Risultano significativi anche i dati relativi al settore Produzione e Lavoro e Servizi (31,2% delle imprese) con un’alta incidenza delle socie (71,2%) e delle addette (75,4%). Minore e’ l’incidenza delle cooperative femminili negli altri comparti di attività.A livello territoriale è possibile rilevare una presenza di imprese cooperative femminili in tutte le tre macroaree, con un numero più elevato di queste imprese nel Nord (47,1%) contro il 30,7% nel Sud e il 22,2% nell’area centrale.Infine, in termini dimensionali, il numero medio di addetti rilevato per le cooperative femminili è pari a 52 unità, contro 74 nel Nord e 18 nel Sud e nelle isole.   Fonte: legacoop.it]]>