Politiche di conciliazione vita-lavoro, rafforzamento delle donne nei processi decisionali, partecipazione ai consigli di amministrazione, buone pratiche attuate e proposte per il futuro. Questi i temi del progetto sulla “Presenza delle donne nelle Pmi – La cooperazione italiana”. Una giornata di confronto per organizzare un coordinamento femminile delle rappresentanze della cooperazione italiana. Nella sala consiliare della Camera di Commercio di Roma, in via de Burrò, si è svolto il primo seminario organizzato dalle Commissioni Pari opportunità delle tre centrali cooperative, Legacoop, Agci e Confcooperative. A rappresentare Legacoop Puglia una delegazione composta dalla responsabile della commissione Pari Opportunità, Flora Colamussi, e dalla vice presidente della lega delle cooperative, Annamaria Ricci. Si tratta di un primo incontro di un progetto (dal titolo “Donne attive nelle Pmi: pratiche innovative di promozione della donna co-imprenditrice nelle pmi europee e nelle relazioni industriali”), approvato dalla Commissione Ue, che ha tra i partner, oltre alle tre centrali cooperative italiane, anche organizzazioni di Spagna e Francia. Un appuntamento ricco di interventi per parlare della condizione femminile nelle organizzazioni imprenditoriali sia in Italia che all’estero. Con il contributo del sottosegretario del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, Maria Cecilia Guerra. Ad aprire i lavori la presidente della Commissione Pari Opportunità di Legacoop, Dora Iacobelli. Incaricata dall’Aci di organizzare l’incontro, ha spiegato l’importanza di un progetto per fare rete con le diverse organizzazioni sindacali, cooperative e dell’economia sociale di Spagna e Francia: un partenariato che consenta di mettere insieme esperienze, analizzare le situazioni nei diversi sistemi nazionali. Insieme alla Iacobelli, hanno presentato il progetto europeo “Progress” anche la coordinatrice Commissione dirigenti cooperatrici di Confcooperative, Giovanna Zago, e la presidente del Coordinamento donne di Agci, Sandra Miotto. Il programma è organizzato su tre aspetti di azione: modalità innovative di accesso agli incarichi apicali (quali Cda), formazione mirata e conciliazione tra vita privata e professionale. Dopo i saluti del presidente della camera di Commercio romana, Giancarlo Cremonesi, entusiasta dell’iniziativa, ha preso la parola la presidente del Comitato per la Promozione dell’imprenditoria femminile della Cciaa di Roma, Alberta Parissi. “Unire le diverse specificità dei coordinamenti femminili delle rappresentanze della cooperazione come Agci, Legacoop e Confcooperative, in questa situazione di forte difficoltà economica, mi sembra – ha spiegato la Parissi – un obiettivo concreto o e quanto mai meritorio”. Per il sottosegretario al Lavoro, Maria Cecilia Guerra, la situazione è critica rispetto alla programmazione di una riforma del lavoro più vicina alle necessità delle donne nell’imprenditoria. “Nella riforma del mercato del lavoro la fragilità dei conti pubblici non ha consentito di fare di più”, ha spiegato la sottosegretaria e studiosa in materia economica. “Questa iniziativa –ha aggiunto- è un importante momento di confronto per un contatto diretto con le esperienze cooperative ed inoltre un’opportunità per discutere con un gruppo dirigente femminile”. Le difficoltà economiche dell’intero Paese, seconda la Guerra, sono più vistose e gravi nel Mezzogiorno, ove la condizione occupazionale femminile è piuttosto bassa, senza considerare l’immobilità di tantissime donne, completamente escluse dal mercato del lavoro. La riforma, secondo la sottosegretaria, presenta la peculiarità di aver inserito il congedo parentale di tre giorni: una conquista ma, per le responsabili nazionali delle commissioni Pari Opportunità presenti al convegno, è ancora “troppo poco”. “L’analisi dei dati sul lavoro in Italia –ha denunciato la Guerra – mostra risultati allarmanti, specialmente nel sud del Paese. Sono in calo i posti di lavoro qualificato ed è in aumento il tasso di inattività nella ricerca di occupazione. Bisogna riconoscere che le difficoltà aumentano nel mercato del lavoro femminile per le donne con un elevato carico di lavoro indiretto per la cura di figli ed anziani”. Il sottosegretario Guerra ha analizzato, riportando dati di ricerche Istat ed Ocse multiscopo, le cause dei problemi che risultano di tipo economico, sociale e culturale. Si auspicano, in tal senso, interventi sistematici sia sui costi diretti, attraverso politiche di sostegno, sia sui costi indiretti che riguardano la conciliazione tra tempi di vita e lavoro. “Il ddl della riforma del mercato del lavoro ha segnali positivi verso le donne, il congedo parentale obbligatorio di tre giorni per gli uomini nell’ambito delle politiche di conciliazione è un piccolo segnale, un seme per dire che su questo tema sono possibili altri passi. Il contrasto delle dimissioni in bianco è una norma fondamentale: combatte una pratica che coinvolge le donne con la voglia di avere figli; e, ancora, si è esteso il periodo di copertura per il periodo di gravidanza in cui non si può essere licenziati”. La fragilità dei conti pubblici, ha detto, non ha permesso di poter fare molto altro: tra ministeri si lavora in maniera congiunta per liberare i cofinanziamenti ai fondi europei che consentano di investire e mettere in piedi interventi per piani futuri da testare nelle regioni con alti livelli di arretratezza. Con il Ministero della Salute, inoltre, si lavora per piani bio-socio-sanitari. La sottosegretaria del ministero del Lavoro ha concluso il suo intervento auspicando una collaborazione di tutte le organizzazioni che difendono i diritti femminili, soprattutto in ambito lavorativo. “E’ necessario intervenire affinché il processo di miglioramento coinvolga i servizi, la flessibilità dell’organizzazione nelle imprese, la presenza di quote sempre più alte nei consigli di amministrazione e ruoli di responsabilità; lavorare tenacemente in sintonia per raggiungere e conquistare obbiettivi importanti”. La giornata è proseguita con le testimonianze dirette di tre, cosiddette, “buone prassi”, ovvero progetti in corso di realizzazione nelle organizzazioni dell’Alleanza delle Cooperative. Si tratta della “gestione delle risorse umane in ottica di genere”, la cui esperienza è stata riportata da Roberta Bortolucci del Centro Studi “PROGETTO DONNA”. Il programma (cui hanno aderito 17 cooperative e che è attualmente in fase di realizzazione in 14 di esse appartenenti a quattro settori: Sociale, Servizi, Costruzioni, Grande Distribuzione) è iniziato nel maggio 2010, per implementare politiche e strumenti per la valorizzazione della risorsa umana donna. A seguire le relazioni dei progetti “Fil- il Filo Famiglia Impresa Lavoro. I costi delle conciliazione”, spiegato da Claudia Gatta di Confcooperative, e del programma “Lo sviluppo della dirigenza istituzionale femminile”, la cui testimonianza è stata data Claudia Zingani di Agci. Particolarmente interessanti le testimonianze dei rappresentanti europei, partner del progetto, con Paloma Arroyo, direttore della spagnola associazione “Coceta”, Manuela Lopez Pèrez, esperta Pari opportunità di “Confesal”, e Catherine Friedrich, direttore ufficio studi della francese “CGSCOP” (Confederazione generale delle società cooperative e partecipative). Lo stato di salute dell’occupazione femminile in Italia regge la crisi. Le donne rappresentano, infatti, il 53% delle 1.200.000 persone occupate nelle 43.000 imprese cooperative che aderiscono alle organizzazioni promotrici dell’Alleanza delle Cooperative Italiane. Una percentuale che sale sopra il 60% in alcuni settori, come quello delle cooperative sociali. Un buon punto di partenza per un percorso, già avviato, che punta ad accrescere la presenza delle donne in posizioni di responsabilità all’interno delle imprese, a partire da pratiche concrete come il riequilibrio di genere nei Consigli di Amministrazione delle cooperative.]]>
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