Un appuntamento annuale per fare il punto della situazione sul settore lavoro e cooperazione. Anche quest’anno l’assemblea nazionale dell’Associazione nazionale cooperative di produzione e lavoro (Ancpl), tenutasi il primo dicembre 2011, a Bologna, all’auditorium Unipol, per condividere risultati e criticità. Un momento per un’importante riflessione economica con figure di spicco della politica e dell’economia nazionale ed europea. Sul palco, insieme ai presidenti di Ancpl e Legacoop, Carlo Zini e Giuliano Poletti, anche Romano Prodi e Alessandro Profumo. Importanti traguardi per Ancpl e la Lega delle cooperative, come si legge in un comunicato. C’è il settore delle costruzioni in cui, tra le prime cinquanta imprese italiane, undici sono cooperative aderenti a Legacoop. Il settore manifatturiero, che vanta una diffusa presenza di cooperative su tutto il territorio nazionale, con imprese di grande rilievo anche a livello internazionale, nei segmenti dell’industria ceramica e metalmeccanica, dell’impiantistica, dei serramenti e di molti prodotti legati al ciclo delle costruzioni, dell’energia e dell’ambiente. Infine, c’è il settore della progettazione, dove le cooperative oggi sono uno dei pochi tentativi di strutturazione in un comparto altrimenti costituito da singoli professionisti o piccoli studi associati. In tutto 852 cooperative e 5 consorzi. Un volume d’affari, come si sottolinea, che nel 2010 è stato pari a circa 12,5 miliardi di euro, segnando un +3% sull’anno precedente. Una forza lavoro di 36.650 addetti, di cui 24.500 soci lavoratori. Dichiarati numeri significativi, dunque, nel corso della discussione guidata dal presidente del Consorzio cooperative costruzioni, Piero Collina, in cui sono stati sottolineate “le opportunità della cooperazione tra innovazione e internazionalizzazione”. Nonché “la necessità di interventi di ristrutturazione delle cooperative, l’individuazione di progetti di sviluppo e le questioni finanziarie connesse. Con un’attenzione costante alle problematiche legate alla crisi nello scenario globale (soprattutto europeo) e alle azioni che il nuovo governo metterà in campo”. Fiducia nelle decisioni che assumerà il neo presidente del Consiglio, Mario Monti: è l’opinione espressa presidente di Legacoop, Giuliano Poletti, nel corso del suo intervento. “Alle forze del Paese spetta ora un atto di responsabilità. La prossima settimana dovrò dire cosa penso delle scelte che comunicherà il nuovo governo. In ogni caso dirò che ha fatto bene. Noi, infatti, nel dialogo con questo esecutivo non abbiamo piantato neanche un paletto. Perché siamo conviti che la situazione sia terrificante e che di manovrine ne abbiamo avute abbastanza. A forza di scansare interventi più incisivi, siamo arrivati alla situazione di oggi”. Pertanto, in questo contesto anche i cooperatori sono chiamati a scegliere. “Dobbiamo prendere delle decisioni: diamo l’esempio noi dirigenti e poi chiediamo ai soci di fare altrettanto. E in tutto questo pensiamo anche al futuro della cooperativa. Un obbligo morale nei confronti dei giovani e delle loro prospettive di lavoro”. Dobbiamo essere coerenti con quello che siamo, con i nostri valori, per essere buoni cooperatori”. D’accordo con l’importanza della strategia dell’internazionalizzazione anche il presidente del Gruppo Sacmi, Domenico Olivieri: “I mercati internazionali non sono facili ma sono un percorso ineludibile”. In base alla nostra esperienza, ci vuole tempo per fare un percorso di internazionalizzazione efficace. Servono strutture snelle di servizi alla clientela, vicinanza ai clienti, capacità di coglierne i bisogni d’innovazione prodotto, ingrediente indispensabile per stare sul mercato. Ma anche solidità patrimoniale, una strategia chiara e soci della cooperativa messi in posti chiave. E se le cooperative piccole non sempre sanno affrontare il mercato internazionale, va considerato che ci sono nicchie di mercato difendibili dai Paesi emergenti, mentre aggregarsi con imprese dello stesso mercato è un’ottima strada, abbandonando l’idea che è meglio fare da soli”. Se l’edilizia è in grandissima difficoltà è anche a causa della mancanza di liquidità. Ne è convinto il presidente dell’Ance, Paolo Buzzetti. “Spegnere i motori sull’edilizia è stata un’operazione sbagliata, soprattutto nell’ottica della messa in sicurezza del territorio. Abbiamo un paese da rimodernare. C’è il settore del risparmio energetico e della riduzione delle emissioni, interventi che è l’Europa a chiederci. In futuro, inoltre, le stesse città saranno il centro di forza economica dei Paesi. Ma c’è ancora molto da fare: periferie da sistemare, opere di viabilità, sistemazione delle scuole, con grandi opportunità per l’occupazione”. C’è però il tema delle risorse, difficili da trovare: “L’Italia può permettersi una percentuale minima di risorse pubbliche. Ma anche quelle private devono essere aiutate da regolamentazioni che non cambiano ogni cinque minuti, oltre a sgravi fiscali seri, destinati ad esempio alle ristrutturazioni”. relazione Zini]]>