Nella fase due del Covid, molti… troppi, stanno ancora vivendo la sospensione del tempo, e non possiamo permetterlo, ne siamo consapevoli, i bisogni incalzano e si cumulano insoddisfatti. Cresce l’ansia di fare, di provare a fermare il declino, pur spaventati dai rischi persistenti per la salute. Ci interroghiamo sul futuro, su come ripartire e, intanto, contiamo le vittime, quelle reali e quelle figurate, spaliamo le macerie, sociali ed economiche. Sembra uno scenario da dopoguerra, da molti evocato, o da dopo terremoto. Prevale ora un desiderio, inconfessabile, di rimozione del problema, con l’auspicio, implicito, di ritornare presto alla “normalità” e covando irrazionali ribellismi. Già, ma quale normalità.

Il coordinamento delle Associazioni Sindacali e Datoriali, conosciuto come il PES Cnel della BAT, è stato impegnato a collaborare con la Prefettura, e con l’Ente Provincia, per l’emergenza Covid; i diversi rappresentanti settoriali sono stati, e sono tuttora, coinvolti sui diversi tavoli territoriali per contrastare le conseguenze della pandemia. Eppure non ha smesso, il coordinamento, di guardare distante, oltre la sconcertante immanenza, di darsi l’obiettivo di studiare strumenti per superare la crisi economica del territorio, quella preesistente l’epidemia e moltiplicata da questa, e di farlo con una logica intersettoriale.

Il tavolo provinciale del PES è nato principalmente per questo. Definire un progetto, tattico sperimentale, di governance condivisa, per promuovere le opportunità che scaturiscono dalle vocazioni del territorio, e, al tempo stesso, strategico per orientare la spesa pubblica sul potenziamento infrastrutturale della BAT, raccordata opportunamente alle grandi reti logistiche nazionali ed europee. Un inquadramento di contesto all’interno del quale collocare gli investimenti e la progettualità dell’impresa rinnovata e innovativa.

Quando la Presidenza del Consiglio ha promosso i CIS (Contratto Istituzionale di Sviluppo) sotto la sua regia, abbiamo inteso essere questo lo strumento, atteso, di intervento straordinario per l’accelerazione della spesa pubblica per potenziare la rete infrastrutturale nelle aree deboli del Paese, secondo un disegno coerente ed interconnesso. Una sorta di volano virtuoso per immettere nuova energia nell’economia del Mezzogiorno, depressa ed in ritardo cronico, condividendone le istanze, la residua capacità progettuale ed il bisogno urgente di lavoro.

Il Partenariato ha creduto nel potenziale dello strumento, perché interviene rapidamente sull’emergenza economica ed occupazionale; perché introduce principi di coerenza strategica tra i progetti in un contesto territoriale definito ed omogeneo; perché afferma il principio della condivisione programmatica tra i diversi attori del territorio, pubblici e privati, quale metodo di lavoro necessario per il successo degli investimenti; perché affida la regia esecutiva degli interventi su scala provinciale ad un unico tavolo di coordinamento con la supervisione operativa di Invitalia.

È risultato determinante il passo successivo, chiedere il sostegno organizzativo della Prefettura nel rapporto con la Presidenza del Consiglio e dell’Ente Provincia per il coinvolgimento di tutti i Comuni della BAT. Il prezioso operato del Presidente Lodispoto ha impegnato i Sindaci a candidare i progetti riguardanti i loro Comuni, quelli già redatti e giacenti nei cassetti per mancanza di finanziamento. In poco tempo la documentazione ha raggiunto la struttura tecnica della Provincia BAT che, coadiuvata dal responsabile tecnico del Partenariato, ha istruito la candidatura al CIS legando i diversi progetti in un rapporto di logica coadiuvante. In fine la proposta di CIS è stata inoltrata alla Presidenza del Consiglio per la sua valutazione con buone aspettative di approvazione, grazie anche al sostegno convinto del Prefetto Valiante.

Quali insegnamenti possiamo trarre da questa vicenda. Possiamo certamente valutare il metodo, il coordinamento delle diverse sigle della rappresentanza, che lavorano insieme per fare sintesi programmatica, costituisce certamente una precondizione di validazione condivisa degli orientamenti sulle opportunità esprimibili dal territorio, così come dell’analisi dei ritardi da recuperare. Uno sguardo di ampio respiro di competenze multisettoriali che mette al centro del suo interesse la persona, le sue aspirazioni e i suoi bisogni, almeno questo è quello che saremmo orientati a fare…, meglio, quello che vorrei si fosse orientati a fare, rappresentando al tavolo i principi mutualistici della Lega delle cooperative.

Il futuro auspicabile, che si vorrebbe caratterizzato da un forte impulso all’innovazione, sia di prodotto che di sistema, di fatto si presenta ancora molto ancorato al passato prossimo. Durante l’isolamento da pandemia tutti o quasi gli Incliti Osservatori si sono spesi in dichiarazioni che “nulla sarà come prima”, consapevoli che il“prima” è una eredità di arretramenti, perdita di competitività, criticità e produzioni per un mercato in rapida mutazione sempre meno ricettivo. Oggi, all’inizio della riapertura condizionata, le dichiarazioni sono cambiate in “nulla dovrebbe essere come prima”. Una modifica dall’apparente equivalenza semantica che denuncia, invece, la difficoltà di lavorare con sincera disponibilità ad un cambiamento profondo. Le Forze della conservazione sono all’opera per ripristinare gli equilibri quo ante. Le Istituzioni del territorio, ai diversi livelli di responsabilità, hanno riscoperto, si spera ed in questo caso, il valore della cooperazione sinergica, ma per dispiegare il suo valore paradigmatico è necessario il riconoscimento ed il rafforzamento di organismi sovraordinati nei quali siano coinvolti gli attori della rappresentanza di base, degli interessi diversi del territorio. Una nuova Governance orientata alla condivisione ed arricchita di competenza e conoscenza, per dare nuovo impulso al cambiamento responsabile e per efficientare i ritorni della spesa pubblica. Un contributo collettivo di azioni preventive metaprogettuali a comporre un quadro programmatico ad una scala provinciale, all’interno del quale il sistema produttivo trovi collocazione consapevole per i suoi investimenti e programmi.

Il lavoro che ha prodotto la proposta del CIS è stato un’utile esercizio metodologico, però, l’urgenza di assemblare la documentazione ne ha negato l’ottimizzazione. È mancato il confronto preventivo con le Amministrazioni Comunali sulle proposte progettuali per condividerne la valenza strategica ed il disegno complessivo al quale la singola parte risponde. Riteniamo che questa sia una opportunità importante, una lettura multidisciplinare, delle criticità di un territorio e di un sistema economico, produce consapevolezza propositiva e condivisione dal basso, quel consenso diffuso che manca sempre più, degenerando il percorso decisionale democratico.

Sappiamo che una parte dei progetti presentati dai Comuni non hanno finalità corrispondenti agli obiettivi dei CIS, semmai sarebbero candidabili per altre misure di finanziamento e questo indebolisce la proposta. Non conosciamo la disponibilità di risorse economiche dedicate dal Governo, ma certo sono tempi grami e quindi possiamo presumere un taglio sul complesso delle richieste. In futuro agendo per tempo con logiche di programmazione possiamo ovviare tali inconvenienti e, soprattutto, costruire un ampio consenso, sul tema delle dotazioni infrastrutturali dei territori, operando secondo le modalità prima esposte.

Il tema del rafforzamento delle prassi democratiche e della loro costante conferma nella gestione della cosa pubblica e essenziale per accompagnare il cambiamento auspicato e per ribadire il principio della autorevolezza degli eletti nell’esercizio dei poteri validati dalla Costituzione.

Andrea Acquaviva

Per Legacoop Puglia nel PES CNEL BAT