Ridare vita alle aziende sequestrate e confiscate alle mafie e farne un’occasione per promuovere lavoro regolare e sviluppo sano. È questo, in sintesi, l’obiettivo della proposta di legge di iniziativa popolare sostenuta da centinaia di migliaia di firme raccolte con la campagna “Io riattivo il lavoro”, lanciata ad ottobre 2012 e promossa dalla CGIL insieme ad altre associazioni: Legacoop, Anm, Libera, Arci, Acli, Avviso Pubblico, Centro Studi Pio La Torre e SoS Impresa. Lunedì 3 giugno una delegazione del Comitato Promotore ha consegnato il testo della proposta di legge e le firme all’Ufficio Testi Legislativi della Camera. ”Con la mafia si lavora e con lo stato no!”: questa la frase troppo spesso ricorrente tra i dipendenti delle aziende sequestrate alla criminalità. Si tratta di 1.708 imprese confiscate in via definitiva a gennaio 2013, il 70% in piu’ rispetto all’inizio della crisi nel 2008. E le aziende sequestrate sono almeno dieci volte tanto” ha sottolineato nella conferenza stampa che è seguita alla consegna Serena Sorrentino, Segretaria Confederale della Cgil. Oggi in nove casi su 10 dopo il sequestro le aziende falliscono, secondo l’Agenzia nazionale per i beni confiscati. La proposta di legge di iniziativa popolare contiene una serie di proposte per rendere le aziende sottratte alle mafie, ha aggiunto Sorrentino ”presidi di legalità democratica ed economica, capaci di garantire lavoro dignitoso e legale” ai circa 80 mila lavoratori coinvolti. Ecco quindi una banca dati nazionale per tutelare la loro posizione sul mercato, sostegni al reinserimento e all’emersione dei dipendenti e strumenti per facilitare la riconversione e ristrutturazione. “L’auspicio – ha sottolineato Sorrentino – è che alla nostra proposta possa essere assicurato un iter parlamentare il più possibile rapido; crediamo, infatti, che le misure che proponiamo siano importanti per assicurare lavoro e sviluppo, leve essenziali per un contrasto davvero efficace al ricatto delle mafie. In ogni caso – ha precisato Sorrentino – seguiremo costantemente il percorso del disegno di legge e ne daremo conto sul sito www.ioriattivoillavoro.it”. Alla conferenza stampa hanno partecipato Bruno Busacca, Responsabile Relazioni Istituzionali di Legacoop, Roberto Giovanni Margiotta, lavoratore del Gruppo 6 GDO, gruppo che gestisce più di 40 supermercati Despar sequestrati dall’antimafia, Franco La Torre, presidente di Flare, rete europea per la legalità, Vito Lomonaco, Presidente del Centro Studi “Pio La Torre”, Davide Pati di Libera, e Paolo Romano, attore della fiction “Un Posto al Sole” dove interpreta il ruolo del giudice Eugenio Nicotera, in prima linea contro la criminalità organizzata. “La proposta di legge presentata oggi – ha sottolineato Busacca – affronta una questione divenuta centrale: la mafia si combatte con più efficacia attraverso il sequestro e la confisca dei beni, colpendola, cioè,nei propri interessi economici. Una prassi che, fortunatamente, si è intensificata negli ultimi anni, soprattutto con la confisca di attività imprenditoriali, molte delle quali possono essere recuperate a vantaggio, oltre che dei lavoratori che in esse operano, dell’intera collettività in termini di crescita civile e sviluppo economico”. Per raggiungere questo obiettivo, però, occorre superare una serie di problemi: ed è su questi che si concentra la proposta di legge consegnata alla Camera. “Un’impresa –ha detto in proposito Busacca- non può sopravvivere se passano otto anni dal sequestro alla confisca, se non viene reimmessa subito nel circuito produttivo, se non si crea un fondo rotativo con risorse che ne sostengano il riavvio, se non si favoriscono sbocchi commerciali concreti, se non c’è un supporto manageriale”. “Per questo -ha aggiunto Busacca- crediamo che sia necessario rimettere mano al funzionamento dell’Agenzia Nazionale per i beni confiscati, completando l’albo degli amministratori giudiziari con persone che abbiano effettive competenze nel campo della gestione di impresa”. Busacca ha concluso citando l’esperienza positiva, realizzata in collaborazione con Libera, delle cooperative di giovani che gestiscono terreni confiscati. “Abbiamo potuto verificare -ha detto- come la disponibilità di risorse iniziali, l’assistenza e la formazione manageriale e professionale dei soci-lavoratori, e la garanzia di sbocchi di mercato sono essenziali per trasformare speranze di riscatto in imprese di successo. Quell’esperienza può essere ripetuta anche sul fronte delle imprese confiscate, promuovendo la formazione di cooperative tra i lavoratori e acoompagnandole nel percorso di legalità”.   Fonte: legacoop.it]]>