Iancu, un paese vuol dire”, dei Cantieri Teatrali Koreja di Lecce, nel corso delle quattro giornate al Teatro Elicantropo di Napoli. Si tratta dell’ultimo successo di Fabrizio Saccomanno, scritto a quattro mani con Francesco Niccolini, per la regia di Salvatore Tramacere. “Un plauso ad una nostra realtà teatrale che, nonostante le numerose difficoltà economiche, continua a far valere il proprio nome, anche oltre i confini pugliesi”, sottolinea, soddisfatto, il presidente di Legacoop Puglia, Carmelo Rollo. Tante le recensioni pubblicate sulle più importanti testate nazionali e locali. Da Enrico Fiore (Il Mattino), che lo ha definito “splendido e assolutamente da vedere”, a Giulio Baffi (La Repubblica) che ha messo in luce la bravura di Fabrizio Saccomanno, unico attore in scena. Per le intense emozioni che è riuscito ad evocare e a comunicare al pubblico. Molte ancora le voci come quella di Stefano de Stafano (Corriere del Mezzogiorno), Marinella de Franco (Il Roma), Andrea Perré (Quarta Parete) e Alessandro Toppi che su Arteatro scrive: “IANCU, un paese vuol dire è un’eccelsa prova d’attore senza la quale gli uomini, le donne, le storie, i pretesti narrativi, le folgorazioni dialettali, le digressioni descrittive; gli accordati ritorni di frase, la sospensione del dettato per ansia, l’ansia che mette fretta di sapere il finale sarebbero una storia che, pur nella sua struggente bellezza, (a tratti è poesia: il fruscìo delle ali nel cielo, un fiume che si colora di rosso, le libellule che fanno l’amore danzando per un attimo assieme per poi lasciarsi in eterno), potrebbe restare affidata allo stampo di pagine, di copertina e volume […] il teatro, quando è teatro, è l’arte che consente al ricordante e al ricordato di avere vita nuova per un giorno, una sera, per un’ora soltanto“. ]]>
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