A Roma la terza assemblea congressuale della cooperazione sociale di Legacoop: Paola Menetti ed Eleonora Vanni confermate all’unanimità alla presidenza e vicepresidenza nazionale. Paola Menetti è stata confermata alla presidenza nazionale di Legacoopsociali ed Eleonora Vanni vicepresidente vicaria: la cooperazione sociale di Legacoop conferma la leadership delle donne. L’assemblea congressuale riunita a Roma nei giorni 7 e 8 ha votato la nuova direzione che ha provveduto alla rielezione di presidente e vicepresidente uscenti. I 239 delegati provenienti da tutta Italia erano composti dal 50% di donne e dal 22% di under 35. A concludere i lavori è stato il presidente di Legacoop e Alleanza delle coooperative italiane, Giuliano Poletti,  che ha sottolineato: “Per citare la celebre frase del pittore: le cooperative sociali sono come un’opera d’arte: irripetibile e indescrivibile. Noi non siamo la Confidustria delle cooperative perché siamo un’altra cosa ma siamo pronti a dialogare con tutti a partire dal Terzo settore”. Prima di Poletti è arrivato l’intervento del viceministro alle Finanze Pier Paolo Baretta che ha dichiarato: “Patto di stabilità va allentato, è trappola per i comuni. Non si puo’ sacrificare il welfare per motivi di bilancio”. Trecento delegati provenienti da tutta Italia stanno partecipando al III congresso nazionale di Legacoopsociali. Lavoro, welfare, innovazione sociale, una nuova economia, diritti e incontro tra culture diverse sono stati tra i temi principali del primo giorno di dibattito e confronto. A tenere banco nella mattinata di ieri è stata la ricerca realizzata da Swg per Legacoopsociali, presentata da Enzo Risso. Per gli italiani onestà e rispetto sono i valori prioritari mentre aumenta la percezione di povertà e sfiducia. I cittadini vogliono un nuovo modello economico e pongono massima fiducia nella cooperazione sociale come modo di fare impresa al servizio delle persone. Ed è stato anche grande successo per l’anteprima di Futura – Femminile plurale per la nuova economia, il docufilm sulle donne della cooperazione sociale, dedicato a Giovanna Chirumbolo, giovane cooperatrice sociale calabrese scomparsa un anno fa.   La ricerca Swg Dal 2010 a oggi sono raddoppiati gli italiani che si sentono poveri (passando dal 6 al 12 per cento). Uno su quattro arriva a fine mese “con molte difficoltà”, il 68 per cento ha paura di perdere il lavoro e solo il 39 per cento pensa di appartenere al ceto medio, un dato che nel 2002 sfiorava il 70 per cento. Secondo l’indagine se nel 2010 il 6 per cento italiani si sentiva povero nel 2013 il dato supera il 10 per cento, pari a sei milioni di italiani. Crescono anche le persone che dicono di non arrivare a fine mese: erano il 15 per cento nel 2010, il 22 per cento nel 2012 e arrivano al 26 per cento nel 2013. A fare da contraltare a questi dati la crescente paura di perdere il lavoro: nel 2007 aveva questo timore il 37 per cento degli italiani (la rilevazione si riferisce al periodo precrisi) nel 2013 il dato aumento fino al 68 per cento. L’indagine sottolinea che è diminuita anche l’apertura verso chi viene da fuori e in particolare verso gli immigrati. Di contro migliora la percezione del Welfare nell’opinione pubblica: per il 70 per cento degli italiani il Welfare è un investimento e non è un costo. Solo per il 25 per cento degli intervistati l’Italia non può più permettersi un sistema welfare come questo. Ma per la maggioranza si tratta di uno strumento di crescita. Dove trovare i soldi per investire nel sociale? Per 46 per cento degli italiani lo Stato deve recuperare le risorse dall’evasione ficale, per il 14 per cento dalle fondazioni bancarie. Tre, invece, sono le principali paure degli italiani: disoccupazione, pressione fiscale e precarietà lavoro. Oltre il 60 per cento delle famiglie chiede servizi di orientamento al lavoro, mentre il 56 per cento indica come bisogno prioritario i servizi di cura domilciliare per le persone anziane   Fiducia nella cooperazione sociale Le organizzazioni di volontariato e le cooperative sociali (68 per cento) sono in testa alla classifica di fiducia degli italiani, distanziando di gran lunga le banche (15 per cento), il governo (18 pe cento) e le imprese sia pubbliche che private. Secondo il 52 per cento degli intervistati (un campione di 1.800 persone) l’economia sociale è un modello di sviluppo dell’economia che “mette al centro la persona e non il guadagno”, mentre il 43 per cento ritiene che essa si “propone di armonizzare economia di mercato e giustizia”. L’indagine rivela inoltre che le cooperative sociali sono conosciute da due terzi degli italiani (61 per cento). Per la maggior parte degli italiani esse si occupano di servizi sociosanitari ed educativi e di inserimento di persone svantaggiate. Per il 61 per cento degli intervistati le cooperative sociali suppliscono alle mancanze dello Stato rispetto ai temi dell’assistenza, mentre un altro 57 per cento (il questionario permette di dare più risposte) ritiene che nei prossimi anni l’importanza delle cooperative sociali amenterà perché diminuiranno sempre più i servizi pubblici gestiti dallo Stato e dalle amministrazioni locali. Inoltre il 48 per cento degli intervistati ritiene che sia giusto che lo Stato e gli enti locali sostengano economicamente le cooperative sociali. Dall’indagine di Swg emerge inoltre che un italiano su quattro è interessato a realizzare un’impresa e nel 23 per cento dei casi è orientato verso l’impresa cooperativa. Tra i punti di criticità, invece, di lavorare in una cooperativa il problema del salario e del ruolo. Tra le forme cooperative le più gettonate sono quelle sociali: il 27 per cento degli italiani vorrebbe aprirne una, mentre il 21 per cento è orientato per la cooperativa agro-alimentare, seguono le cooperative di servizi (trasporti, ristorazione, pulizie), quelle di cultura e spettacolo e infine quelle di comunicazione. I messaggi dei ministri Giovannini e Kyenge “Il paese non deve lasciare indietro le persone più colpite dalla povertà e dall’ esclusione sociale”, in questo senso fondamentale è il ruolo delle cooperative sociali anche nel catalizzare le iniziative per aiutare le persone più fragilie “i giovani che si trovano in condizioni difficilissime”. Lo ha sottolineato il ministro del Lavoro e delle Politiche sociali, Enrico Giovannini, in un videomessaggio inviato questo pomeriggio al terzo congresso di Leacoopsociali, che si svolge oggi e domani a Roma. Giovannini ha ricordato l’importanza del servizio civile, che è un “ulteriore riconoscimento del ruolo importante del non profit e delle cooperative sociali”. Il ministro ha poi sottolineato la difficoltà delle persone che entrano sempre più tardi nel mercato del lavoro. “Le difficioltà sono moltissime lo so bene -aggiunge Giovannini – ma la conoscenza dei fenomeni, delle buone prassi e dei punti di forza che ci sono sul territorio, è il punto da cui partire per un cambiameno da imprimere alla nostra società”.   Anche la ministra Cècile Kyenge ha voluto inviare un messaggio in occasione dell’incontro. “In un momento di crisi economica come quella attuale è importante puntare sul rilancio dell’economia e sulla riduzione della disoccupazione, recuperando i modelli cooperativi basati su uno sviluppo che riesca a rispondere alle necessità della comunità valorizzando il ruolo in ogni sua parte – si legge nel messaggio – in una interazione costruttiva fra senso della solidarietà, bisogni sociali e impegno”. “La garanzia di sostegno al Welfare che la rete cooperative da anni sa dare, quale valore aggiunto anche alla crescita del nostro sistema produttivo -aggiunge la ministra – si preannuncia essere come un fattore trainante dal punto di vista occupazionale. Il tessuto composto dalle cooperative sociali e associazionismo, infatti, è un modello di buone pratiche da estendere, perché cooperare in rete e lavorare basandosi sull’interazione, è il solo modo per raggungere obiettivi strategici di equità e maggiore sensibilità allo sviluppo territoriali, anche e soprattutto nei momenti di crisi”. Il dibattito “I programmi sulla povertà, che dovrebbero essere il fulcro centrale della politica delle istituzioni, non trovano spazio reale nella legge di stabilità. Si parla di terzo settore come modello di economia di mercato, di opportunità e sviluppo ma poi ci troviamo a confrontarci con situazioni diverse”. A sottolinearlo è Pietro Barbieri, portavoce del Forum del Terzo settore, intervenendo oggi a Roma al terzo congresso di Legacoopsociali. Secondo Barbieri il “patrimonio di valori di cui è portatore il Terzo settore va messo al centro delle politiche del paese” ma nella pratica ciò non avviene. “Sempre più spesso si confonde sussidiaritetà con esternalizzazione – afferma -. C’è una discrasia: abbiamo assistito a un’aggressione del Terzo settore in occasione della discussione di temi come il possibile aumento dell’Iva e la questione dell’Imu”. Per questo il portavoce del Forum del Terzo settore ha fatto appello a tutto il movimento per “ritrovare elementi di condivisione che siano la base su cui poggiare l’interlocuzione che stiamo cercando di portare avanti”.   Anche il presidente di Federsolidarietà e portavoce di Alleanza cooperative, Giuseppe Guerini, ha fatto appello all’unitarietà del movimento cooperativo. “Dobbiamo rivendicare con orgoglio la cultura e i saperi della nostra realtà – sottolinea – è una menzogna dire che oggi in Italia l’impresa sociale non sia sviluppata. Ma stiamo dimostrando che il metodo cooperativo restituisce una buona finanza”. All’incontro sono intervenuti anche alcuni referenti istituzionali, come la sottosegretaria ai Beni culturali, Ilaria Borletti Buitoni. “Sono convinta che solo il Terzo settore può farci uscire dalla crisi e sostenere lo stato- ha detto -. Il terzo settore oggi rappresenta infatti un insieme di attività necessarie per la comunità, senza le quali la comunità si sentirebbe smarrita. Lo Stato oggi non è più in grado di fare la sua parte, in questo senso le cooperative sociali sono un esempio straordinario per far uscire il paese da una crisi che sta toccando la vita delle persone in maniera irreversibile. Il futuro deve quindi vedere l’azione coordinata tra stato e terzo settore”. Anche per il viceministro dell’Interno, Filippo Bubbico, la “cooperazione sociale è sicuramente l’economia che fa bene alle persone, come sottolineano le esperienze di riuso dei beni confiscati alle mafie”. “Ho la certezza che il contributo delle cooperative aiuterà il paese a uscire fuori de questa situazione di grave difficoltà”. Fonte: nelpaese.it]]>