Oliveti Terra di Bari», società di cooperative di produttori olivicoli pugliesi, commercializza olio in Italia e all’estero,  ingaggiando sinergie con grandi realtà, come «Coop» e «Alce Nero», e puntando su crescita e qualità. Anche con il supporto di Legacoop Puglia. All’Hotel Majesty di Bari, i soci dell’organizzazione di produttori Oliveti Terra di Bari, si sono riuniti per l’assemblea annuale, insieme al presidente e vice presidente, Gennaro Sicolo e Giovanni Bucci. Un’occasione importante anche per parlare del settore olivicolo in Puglia e, in particolare, per affrontare le criticità e avanzare proposte di sviluppo per l’olivicoltura pugliese. Ai lavori hanno partecipato il vice presidente Legacoop Agroalimentare, Angelo Petruzzella, il presidente Cia Puglia, Antonio Barile, e il segretario generale Cgil Bari, Pino Gesmundo. Grande assente l’assessore regionale all’Agricoltura, Fabrizio Nardoni, interlocutore privilegiato del settore a livello regionale e nazionale. Nel corso della giornata sono emersi temi chiave non solo per il settore olivicolo ma per tutta l’economia pugliese. L’olivicoltura produce reddito, ma c’è bisogno di maggiore aggregazione, di un’elevazione degli standard qualitativi e di una riforma della Politica Agricola Comunitaria (PAC) che tenga conto realmente delle diversità e peculiarità che le aree geografiche nazionali hanno. Siamo un’organizzazione di produttori – ha sottolineato il presidente Sicolo – con una massa critica forte. Dietro i nostri marchi ci sono le imprese olivicole del nostro territorio che sono la vera forza propulsiva, in grado di assicurare qualità, autenticità, rispetto dell’ambiente, legame con la tradizione e giusto prezzo”. Ma “dobbiamo osare di più, ha proposto il presidente Sicolo – con progetti  iniziative mirate, rafforzando le nostre organizzazioni di produttori, le cooperative e i consorzi”. Quella della OP Oliveti Terra di Bari è “un’esperienza di eccellenza tutta meridionale”, ha esordito il vice presidente nazionale Legacoop Agroalimentare. “I risultati positivi  raggiunti sono legati alla capacità di OP e delle cooperative che ne fanno parte di entrare in una rete d’imprese che riesce ad affrontare le complessità del mercato. Fare internazionalizzazione, per esempio, è complicatissimo. Lo si può fare se ci sono strutture organizzate. L’intelligenza di Op di fare sinergia e integrazione d’imprese ha consentito di entrare in un ampio circuito di commercializzazione, come quello detenuto da Alce Nero, riconosciuto a livello internazionale. L’Op – ha proseguito-, con il supporto di Legacoop Puglia,  attraverso il Consorzio Nazionale  Olivicoltori (CNO)  e Finoliva Global Service (la società commerciale cui partecipa l’Op e il Cno) ha promosso un’integrazione con la Montalbano Spa presente in Toscana. Si tratta di un’operazione che ha consentito di affrontare il complesso mercato americano. Dunque l’aggregazione paga e quando le cooperative ragionano in una logica d’impresa raggiungono risultati notevoli”. L’olio “Assieme” rappresenta uno degli ultimi lungimiranti progetti di Oliveti Terra di Bari, primo esempio di marchio di produttori e della cooperazione di consumo, grazie al contributo della Coop. Come anche la partecipazione ad Alce Nero (marchio di oltre mille agricoltori e apicoltori biologici in Italia e nel mondo): un traguardo, seppur con una quota di capitale pari al 2%, che dimostra il cammino di sviluppo che Oliveti Terra di Bari sta intraprendendo all’insegna internazionalizzazione. La filiera olivicola in Puglia contribuisce per il 6% al Pil regionale “un dato di cui si deve tener conto – ha sottolineato il segretario generale Cgil Bari– : c’è da fare molto ancora in questo settore, soprattutto a livello politico. C’è bisogno di politiche regionali e nazionali che diano valore e mettano a sistema le nostre esperienze. La nostra è una piccola imprenditoria ma di qualità”. Dello stesso parere il  presidente Cia: “l’agricoltura italiana merita di più, ovvero competenza, attenzione, non penalizzazione”, soprattutto se si vuole scongiurare il reale pericolo di essere oscurati da prodotti di minore qualità e provenienti da mercati esteri. “Serve il dialogo tra imprese”, ha concluso Petruzzella. In un mercato così complicato bisogna ragionare su come rendere più efficiente l’aggregazione: “l’Alleanza delle cooperative Italiane (Aci) sta lavorando proprio su questo aspetto: Legacoop, Confcooperative e Agci Agrital si stanno fondendo in un’unica organizzazione del settore “per favorire l’aggregazione tra imprese, perché siano più avanti, più grandi e pronte per un mercato complesso”. (a.mem.)]]>