Riportiamo, qui di seguito, l’intervista integrale al Responsabile del Dipartimento Pesca di Legacoop Puglia, Angelo Petruzzella, pubblicata da Agrapress, agenzia quotidiana di informazioni, il 25 settembre 2018.   PETRUZZELLA (ACI) IL CAMMINO COMUNE TRA COOPERATIVE DELLA  PICCOLA PESCA E LE AREE MARINE PROTETTE E ‘ INEVITABILE 5736 – roma, (agra press) – Il 5 e 6 ottobre si svolge a Porto Cesareo un seminario su “la pesca sostenibile nelle Amp”, le aree marine protette, promosso dal coordinamento pesca dell’Alleanza delle Cooperative Italiane, da Federparchi e dal Gal Terre D’Arneo. Il Dipartimento pesca di Legacoop Puglia, in ragione della sua storia, dei valori che professa e per la presenza nelle Amp ha riposto molto nella riuscita dei lavori. In questa intervista il responsabile del Dipartimento Angelo Petruzzella spiega il perche’ della grande importanza che l’associazione annette all’incontro. 25:09:18/00:00 Cosa vi aspettate? Ci aspettiamo quello che si aspetta l’Alleanza delle Cooperative, Federparchi e il Gal Terre D’Arneo, che insieme hanno promosso questo seminario: una riflessione molto seria e approfondita su come si e’ evoluta in questi ultimi anni la gestione delle Amp e in particolare sullo stato della pesca professionale in queste aree. Su questi aspetti stiamo svolgendo  un’indagine conoscitiva su due fronti , quello degli enti gestori  e quello degli operatori della pesca. Vogliamo partire proprio dal confronto su come questi due protagonisti della vita delle Amp, vivono questa realta’, parlare delle buone pratiche di pesca sostenibile attivate in questi anni per farne patrimonio comune, ma far emergere anche le criticita’, per spingere piu’ avanti questa esperienza. Immaginate le Amp come laboratori per la pesca sostenibile? Si e’ la giusta definizione. Nelle Amp operano imbarcazioni di piccola pesca con attrezzi regolamentari che hanno gia’ un alto livello di sostenibilita’, ampiamente certificato anche dall’Unione europea. Ma parliamo di aree altamente sensibili sul piano ambientale e quindi credo sia un dovere spingere avanti la ricerca di pratiche ancora piu’ sostenibili.  In queste aree si e’ raggiunto un buon livello nel mantenimento dello stato della risorsa, ora il passo successivo deve esser quello di un miglioramento dello stato delle risorse. Nella logica del “laboratorio” ci sara’ poi la verifica della trasferibilita’ delle pratiche? E’ cosi’, la piccola pesca costiera vive un momento di difficolta’ in tutt’Italia. E’ una pesca che opera generalmente nell’area di mare piu’ vicina alla costa, una zona che subisce in maniera piu’ intensa gli effetti dell’antropizzazione del territorio e dei suoi reflui, con effetti negativi pesanti sullo stato delle risorse ittiche del mare  e sugli allevamenti di mitili e pesci. E’, inoltre, l’area dove si concentra l’attivita’ di pesca ricreativa e sportiva che per il livello di diffusione raggiunto e per le tecniche utilizzate ormai ha un peso non indifferente sullo sfruttamento della risorsa. C’e’ bisogno dunque di una regolazione dell’attivita’ di pesca lungo la fascia costiera condivisa con i pescatori professionali e non professionali. Quale puo’ essere lo strumento di questa gestione condivisa? Noi, Alleanza delle Cooperative Italiane, e le cooperative di pesca a noi aderenti, abbiamo sempre stimolato, promosso, supportato, consorzi di gestione tra pescatori con risultati molto positivi. Dobbiamo creare le condizioni normative perche’ queste esperienze per la piccola pesca possano essere ampliate e diffuse. Chiederemo pertanto al Governo una riflessione sul decreto del dicembre 2016, che a nostro avviso ha introdotto dei vincoli, consentendo l’accesso ai consorzi di gestione alla sola pesca artigianale, quale sottogruppo della piccola pesca costiera. Infatti cosi’ come e’ stata definita la “pesca artigianale” ha escluso gran parte delle imbarcazioni di piccola pesca (oltre l’80% secondo i nostri dati),  rendendo praticamente impossibile la costituzione di nuovi consorzi di gestione o quanto meno rendendoli poco operativi Qual e’ una criticita’ delle Amp che preoccupa? Sicuramente il fatto che nei comitati di gestione delle Amp non sia prevista la presenza di rappresentanti dei pescatori.  Si tratta di un limite che vivono per primi gli stessi comitati che generalmente in tutti questi anni hanno cercato di condividere con i pescatori la gestione, che con loro hanno sperimentato buone pratiche. Altre criticita’? La limitatezza e l’assenza di certezza nei finanziamenti alle Amp e quindi il condizionamento di una loro piu’ incisiva operativita’. Quanto e’ importante per voi l’alleanza tra associazioni di rappresentanza della pesca e quella delle  Amp?  Inevitabile e necessaria. Come Alleanza delle cooperative e Federparchi vogliono insediare, partendo da questo seminario,  un tavolo permanente di lavoro , rivitalizzare una collaborazione , sperimentandola  anche con  i GAL e ai FLag, gli strumenti di sviluppo territoriale promossi dall’Unione europea e attuati dalle Regioni. ai  Riteniamo che questi strumenti possano dare un grande contributo a uno sviluppo integrato e sostenibile dei territori costieri. Per esempio? Penso alla promozione di attivita’ di diversificazione della pesca come il pescaturismo, e l’ittiturismo e quindi all’integrazione con il turismo, soprattutto quello enogastronomico, alla valorizzazione e fruizione dei beni ambientali, architettonici e storici, alla valorizzazione dei prodotti della pesca. I Gal e i Flag possono – anzi se mi e’ consentito: devono – diventare sempre piu’ strumenti di promozione anche di forme inedite e se vogliamo sperimentali di incentivazione dell’imprenditoria locale . La pesca vive se il territorio e’  vivo e viceversa, naturalmente.  ]]>