La Regione Puglia elargisce contributi per un totale di 37 milioni alle aziende pugliesi che superino i 15 dipendenti. E’ il nuovo regolamento presentato dall’assessore regionale allo Sviluppo economico, Loredana Capone e varato dalla Giunta regionale (con delibera n. 230 del 14 febbraio 2012). Uno stanziamento di 37.448.032 euro, metà a carico dei fondi europei del Fesr (Sviluppo regionale),  il 35% coperto da risorse statali e il 15% sostenuto dalla Regione. Dunque, “più di 37milioni di euro per le piccole imprese che hanno voglia di crescere”, come si legge in una nota regionale. Una vera e propria sfida lanciata alle aziende di piccole dimensioni, la risposta pugliese al dibattito sull’articolo 18. “In uno scenario di infinite teorie sui tabù e sui diritti da togliere o da lasciare, la Regione Puglia risponde con uno strumento immediato e concreto che spinge le imprese a crescere”. Per poter accedere all’incentivo, infatti, le aziende devono avere almeno 15 unità lavorative. Nel caso in cui ne abbiano di meno devono assumere lavoratori ed applicare, come prevede la legge, le tutele dell’articolo 18. Per questo intervento, oggi esiste il regolamento regionale, ma l’avviso è pronto e sarà pubblicato con ogni probabilità già il mese prossimo. All’incentivo potranno accedere molte più imprese di prima perché il fatturato medio degli ultimi tre esercizi viene abbassato da 3milioni a 2,5 mentre le unità lavorative dell’azienda passano dalle 20 richieste prima alle 15 di oggi. A fare la differenza interviene, poi, un’altra trasformazione: il regolamento, che prima prevedeva un periodo di accesso limitato da una scadenza e con una graduatoria finale, con le modifiche di oggi, trasforma il bando in uno strumento a sportello, dunque sempre attivo, finché ci sono le risorse. Vuol dire che le aziende che nella loro vita produttiva hanno già approvato tre bilanci e adesso hanno voglia di uscire dalla categoria della piccola impresa, oggi possono fare davvero il salto di qualità perché la Regione le aiuta con un incentivo potente che per di più guarda ad uno sviluppo integrato dell’azienda. Il PIA, infatti, è un programma industriale che integra investimenti in «attivi materiali», cioè opere murarie, acquisto di suolo, macchinari, impianti e attrezzature, con progetti di ricerca e innovazione. L’investimento dell’azienda deve essere compreso tra 1milione e 10milioni di euro. Le imprese potranno realizzare nuove unità produttive, ampliare quelle esistenti, diversificare la produzione, cambiare i processi produttivi, investire in ricerca industriale e sviluppo sperimentale, acquisire servizi di consulenza, partecipare alle fiere, disporre di personale altamente qualificato, acquisire servizi per l’innovazione. “Tra le sfide che abbiamo lanciato alle imprese in questi anni – l’assessore Capone – è forse la più ambiziosa. Spingiamo le piccole imprese (che devono avere per definizione da 10 a 49 dipendenti ed un fatturato che non superi i 10 milioni di euro), a dotarsi almeno di 15 unità lavorative e ad investire per la propria crescita minimo 1milione di euro. Questo significa che le stiamo spingendo a crescere. Se vogliono approfittare dei vantaggi di questo incentivo, le aziende devono assumere e investire sia in strumenti che in ricerca. Così le accompagniamo in una crescita dimensionale che può portare le più capaci e dinamiche a passare al gradino successivo, quello di media impresa. Questa strategia fa avanzare la Puglia nell’innovazione, nella competitività e soprattutto nell’occupazione”. L’avviso uscirà presumibilmente a marzo e potranno partecipare le piccole imprese del settore manifatturiero, della logistica, dell’editoria, delle produzioni culturali, delle telecomunicazioni, dell’informatica, della ricerca e sviluppo, che abbiano queste condizioni: aver già approvato tre bilanci di esercizio, aver assunto nei 12 mesi precedenti alla presentazione della domanda un numero di unità lavorative almeno pari a 15 ed aver registrato nei tre esercizi precedenti un fatturato medio non inferiore a 2,5milioni di euro. L’investimento dell’azienda deve essere compreso tra 1milione e 10milioni di euro. Le agevolazioni sono concesse sotto forma di contributi in conto impianti. L’intensità dell’aiuto è del 35% dei costi ammissibili per l’acquisto del suolo aziendale e per le opere murarie; sale al 50% per l’acquisto di macchinari, impianti e attrezzature, di programmi informatici, di brevetti, licenze, know-how e conoscenze tecniche non brevettate. Per gli investimenti in ricerca industriale l’agevolazione è del 70% e per i progetti di sviluppo sperimentale del 45%. L’incentivo è a sportello, quindi non ha data di scadenza. Lo strumento PIA che fino ad oggi è stato riservato solo alle medie imprese ha determinato investimenti per progetti definivi pari a 272,3milioni, di cui 101,8 le agevolazioni previste. Gli occupati (tra vecchie e nuove assunzioni) relativi ai soli progetti definitivi ammessi è di 2.620 unità.]]>