Erano in tanti oggi alla manifestazione in Piazza, davanti al Teatro Petruzzelli indetta da Legacoop, Welfare a Levante, AGCI, Fimpi e Airp per dire no alla continua mortificazione delle persone fragili da parte della Regione Puglia, inadempiente su diversi fronti: non adempie al rilascio degli accreditamenti, non consente di accedere agli accordi contrattuali con le Als, non risponde alla questione del riconoscimento dell’iva, non comprende che la verifica dei requisiti organizzativi deve avvenire in base al numero degli ospiti presenti e non in base al numero dei posti autorizzati. Ecco solo alcune delle inadempienze attribuite alla Regione che ha ridotto ad uno stato di perenne incertezza gli operatori delle strutture, complici fuorvianti, illogiche e nebulose interpretazioni di regolamenti che sembrano fatti per non essere applicati.
“Alla manifestazione di oggi – afferma Pasquale Ferrante vicepresidente vicario di Legacoop Puglia – c’erano non solo gli operatori del settore ormai stremati da una burocrazia miope che riduce le persone a numeri e posti letto, ma c’erano le persone, quelle a cui viene sottratto un diritto. In Puglia il diritto costituzionale all’assistenza non può né essere confuso con un favore e tanto meno con un’elemosina da concedere a proprio piacimento. In questa regione se in famiglia hai la sfortuna di avere un anziano non autosufficiente o un disabile che ha bisogno di essere assistito in una RSA o in un centro diurno, se la struttura non è convenzionata, non ti resta che riportare a casa il familiare e assisterlo alla meglio. Le procedure di accreditamento per centinaia di strutture sono ferme da mesi se non da anni e a pagarne le conseguenze sono i cittadini fragili e le loro famiglie, prigionieri di malattie e disabilità gli uni e ostaggio dei propri cari gli altri”.
La protesta riguarda circa 400 piccole e medie strutture distribuite su tutto il territorio pugliese, con un fatturato complessivo di 1 miliardo di euro e circa 20 mila lavoratori all’attivo.
Una regione in cui non si nasce e che per questo invecchia più rapidamente, può permettersi di far vacillare il sistema di assistenza di prossimità con il rischio reale che le strutture chiudano i battenti perché ormai al limite della sostenibilità economica?
“Le strutture destinate a chiudere prima delle altre – continua Ferrante – sono le più piccole, quelle al servizio delle comunità dove un centro diurno o una RSA spesso sono gli ultimi presidi di servizi di pubblica utilità. Ciò che rammarica è che tutto questo avvenga nella Regione Puglia che ha fatto e che fa della partecipazione, dell’inclusione, del confronto e dell’attenzione verso le periferie e le aree interne una bandiera ed un valore, e che invece, sul sociosanitario continua ad alimentare un bizantino e tecnocratico stato di negazione della realtà”.