Cerealicoltura a 360°. E’ stato il tema della terza tappa del progetto promosso da Legacoop Puglia “SÌ Sostenibilità Innovazione” per diffondere la cultura dell’innovazione nel settore agricolo. Ad ospitare l’incontro, che si è svolto a Minervino Murge con  la partecipazione di esperti del settore, tecnici, imprenditori, è stata la coop De Deo e il presidente Mauro Sciarra a fare gli onori di casa.

Tante le cooperative del settore presenti: la Fra Coltivatori di Apricena e il suo direttore Donato Luciani e amministratore Giuseppe Paprusso; la cooperativa Rocchettana di Rocchetta Sant’Antonio con il presidente Beniamino Mastropietro; la ATS Montemaggiore con il presidente Ugo Fragassi.   

Dopo una disamina sullo stato della cerealicoltura nel mondo, sulle principali produzioni e su cosa si sta concentrando la ricerca negli ultimi anni, il focus di Pasquale De Vita, Responsabile del Centro Ricerca Cerealicoltura e Colture industriali di Foggia,  si è spostato sulle varietà cerealicole, i fattori di qualità riguardanti in particolare lo sviluppo della produzione del grano duro e dei cereali minori negli ambienti mediterranei. 

Sugli esempi e le buone pratiche è stato interessante conoscere e condividere l’esperienza di  Benedetto Fracchiolla, Presidente di Mediterre.bio che anche grazie alla partecipazione di cooperative e produttori e ad una integrazione imprenditoriale con Alce Nero, un progetto che mette insieme operatori cerealicoli del biologico, i quali innovano aggregando produttori e prodotto, geolocalizzando i campi, tracciando il prodotto, condividendo le scelte varietali e valorizzando così la produzione.

Un incontro che ha stimolato il dibattito offrendo molti spunti di riflessione. A cominciare dal ruolo dei grani antichi, di cui tanto si parla e intorno ai quali spesso si creano finti miti capaci di condizionare il mercato. Di qui la necessità emersa di un confronto più serrato tra operatori e mondo della ricerca per diffondere conoscenza e aspetti scientifici reali di certe produzioni.  Toccato anche il tema delle grandi filiere e del ruolo che rivestono: un vantaggio competitivo che guarda alla qualità come una sfida, ma non sempre economicamente sostenibili per gli agricoltori a cui vengono imposti grani da coltivare con rese e costi discutibili.  Sul tema dell’innovazione tutti concordi sulla possibilità di applicarla nell’organizzazione dei produttori liddove lavorassero allo sviluppo di “filiere cerealicole di nicchia”, un modello che potrebbe provare a passare dall’idea del grano come una commodity ( principio secondo cui il prodotto è lo stesso indipendentemente da chi lo produce a quella di un prodotto di valore.   

In quest’ottica la “filiera” può essere quel modello organizzativo che consente di distribuire il valore del prodotto sugli operatori, accompagnata da processi di trasparenza della produzione, di sostenibilità etica ed ambientale, di affiancamento in attività sperimentali con gli istituti di ricerca che possano aiutare nell’individuare varietà anche nuove. Il tutto corredato da adeguate azioni di divulgazione che sappiano comunicare il valore della filiera.

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