Prodotti agroalimentari, spazi multiculturali e per giovani, aziende di nuovo sui binari della legalità. Le cooperative nate per gestire terreni confiscati alla mafia sono decine in tutto il sud e non solo. Una sfida di legalità che oltre che sui terreni e per la produzione agroalimentare, adesso si sposta anche su aziende e beni di altro tipo. Un’esperienza importante, da ricordare soprattutto nella giornata del 21 marzo. Dal 1996 ogni 21 marzo si celebra, infatti, grazie a Libera la Giornata della Memoria e dell’Impegno per ricordare le vittime innocenti di tutte le mafie. Il 21 marzo, primo giorno di primavera, è il simbolo della speranza che si rinnova ed è anche occasione di incontro con i familiari delle vittime che in Libera hanno trovato la forza di risorgere dal dramma, trasformando il dolore in uno strumento concreto, non violento, di impegno e di azione di pace. Una parabola simile a quella delle aziende che recuperano i beni sequestrati alle mafie. Una storia difficile, fatta di difficoltà e non priva di sorprese negative. “La gestione dei terreni confiscati non era cosa facile – spiega Elio Sanfilippo presidente Legacoop Sicilia – ma Legacoop ci ha creduto impegnando risorse umane ed economiche e lavorando anche al fianco di Libera per portare in quei terreni produzioni che oggi sono sul mercato di tutto il mondo, grazie all’impegno e alla collaborazione con le aziende cooperative di giovani cooperatori che su quei terreni hanno costruito il loro presente e il loro futuro”. L’ultima esperienza, in ordine di tempo, è partita il 10 marzo, nel giorno del 66° anniversario dell’uccisione del segretario della Camera del lavoro di Corleone Placido Rizzotto. Il vigneto del feudo Verbumcaudo, confiscato al boss Michele Greco nel comune di Polizzi Generosa, è stato assegnato alle cooperative Placido Rizzotto, Lavoro e Non Solo e Pio La Torre, aderenti a Legacoop e già impegnate a lavorare su altri terreni appartenuti un tempo a Cosa Nostra. Ricordiamo la vicenda della Coop Conca d’Oro Caffè, confiscata alla famiglia mafiosa Graviano, e rilanciata nel 2009 da alcuni ex dipendenti della Iti Caffè portandola sui binari della legalità. L’Iti Caffè ha avuto in concessione un bene confiscato alla mafia: 900 metri quadri circa all’Uditore appartenenti alla famiglia Sansone e che diventeranno la nuova sede della nota azienda di caffè. Altavilla, villa del mafioso diventa un centro per giovani. Un percorso difficile fatto di intimidazioni (dalla colla nei lucchetti a vari danneggiamenti), ma anche di reazioni inaspettate come la marcia indietro di clienti storici che cessano di rifornirsi del caffè. Una strada in salita cui però i soci della coop sono riusciti a far fronte passo dopo passo, anche con il supporto di Legacoop Palermo e degli strumenti di sistema Legacoop. Ed ancora la villa ex “buen ritiro” a strapiombo sul mare di Altavilla di Salvatore Geraci, imprenditore affiliato alla famiglia mafiosa di Bagheria e ucciso nel 2004 per questioni interne all’organizzazione, affidata al Consorzio Ulisse il 20 luglio 2012, e diventata un centro aggregativo multiculturale e multidisciplinare, aperto all’esterno e, soprattutto, ai giovani. Esperienze che Legacoop vuole sostenere anche attraverso la convenzione firmata con il ministero degli Interni attraverso la quale trasferire l’esperienza di impresa a sostegno di chi oggi da amministratore giudiziario deve  riorganizzare e mantenere in vita le aziende.   Fonte: Legacoop.it]]>