Programma di Sviluppo Rurale (PSR) sia strumento per risolvere, in modo prioritario, i limiti strutturali del nostro sistema agroalimentare: la frammentazione, la polverizzazione e i limiti dimensionali delle imprese agricole e alimentari, superabili con aggregazioni strutturali e funzionali”. E’ quanto emerso dall’incontro organizzato dall’Alleanza delle Cooperative Italiane (ACI)  Puglia – settore Agroalimentare, nella sede Legacoop Puglia a Bari, che ha presentato alla stampa un documento unitario di proposte per il nuovo Piano di Sviluppo Rurale della Puglia. All’incontro ha partecipato il Direttore di Area della Regione Puglia, Gabriele Pagliardini, e il consigliere regionale Angelo Disabato.  L’incontro, aperto con l’illustrazione del documento dal vice presidente nazionale di  Legacoop Agroalimentare, Angelo Petruzzella, e dal presidente Fedagri Puglia, Vincenzo Patruno, dal responsabile regionale Agci-Agrital, Angelo Candita, è stato una preziosa occasione di confronto tra Regione, cooperative pugliesi e nazionali (Granarolo, Conserve Italia, Caviro, Apofruit). Tante le proposte d’intervento dell’ACI, prime fra tutti quella sui, cosiddetti, “Progetti di filiera” che devono avere come protagonisti le Cooperative e le Organizzazioni dei Produttori e sulla necessità di favorire l’accesso al PSR alle “grandi imprese cooperative”, presenti sul territorio pugliese: “bisogna valorizzare la loro capacità di promuove progetti strategici, di valore nazionale, con un effetto di ‘traino’ anche sulle piccole imprese”. Diventa così indispensabile l’approccio “plurifondo” e la possibilità di finanziare progetti multiregionali definendo regole comuni tra le diverse Regioni. “L’incremento dei livelli di aggregazione, organizzazione e concentrazione dell’offerta – si legge nel documento – sono tra le principali priorità da perseguire nella nuova programmazione”, come è scritto anchenel Documento preliminare strategico per la programmazione dello sviluppo rurale 2014-2020 presentato dalla Regione Puglia nel febbraio 2013. “Riteniamo che le Cooperative, le Organizzazioni di Produttori (OP), i Consorzi d’imprese siano gli strumenti giusti, per gestire i progetti di filiera, perché rappresentano concretamente l’intera filiera,  dispongono e gestiscono effettivamente quantità significative di prodotto. Naturalmente va evitata la deriva burocratica delle OP ”. Di qui la necessità per l’ACI di progetti di filiera “gestiti da aggregazioni strutturate (cooperative e OP) e non da strumenti effimeri (Associazioni Temporanee di Scopo e simili) come nella vecchia programmazione” che non hanno raggiunto, in gran parte,  i risultati sperati . L’ ACI, auspica, inoltre, che siano create “le condizioni per un coinvolgimento della distribuzione (G.D.O. in modo particolare)”, ultimo tassello importante per chiudere “realmente la filiera”.]]>