Massimiliano Maggio, spiega le motivazioni. Di seguito. Il temuto aumento dell’I.V.A. (dal 4% al 10%) sui servizi socio-sanitari resi dalle Cooperative Sociali (tipo “A”), previsto nella Legge di Stabilità (già approvata dall’Esecutivo ma non ancora pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale), rischia di far collassare un intero sistema, quello del Welfare sociale “dal basso” garantito, sinora, esclusivamente dalla Cooperazione Sociale. Di fatto, questo aumento determinerà, senza dubbio, la fuoriuscita dal mercato di tutta quella sacca di buona Cooperazione, che sino a oggi ha garantito servizi di cui lo Stato non ha mai saputo, e in alcuni casi voluto, farsi carico. Questo, fisiologicamente, determinerà un triplice effetto negativo: a buona cooperazione sparirà, non riuscendo più a sostenere i costi di servizi per i quali già le risorse pubbliche attualmente disponibili erano, e sono, assolutamente inadeguate. Ciò comporterà l’aumento del tasso di disoccupazione di tutte le professionalità che graviteranno attorno al mondo della cooperazione sociale e che si vedranno, all’improvviso, private dell’occupazione. Aumenterà, di conseguenza, il fenomeno della falsa cooperazione, rappresentata da tutte quelle cooperative nate per sfruttare il lavoro delle persone che ci lavorano (sottopagando professionalità elevate attraverso l’applicazione di contratti collettivi connessi al fenomeno del dumping salariale) oppure facendo eseguire compiti che richiedono alta specializzazione a persone prive dei requisiti professionali. Altra ricaduta patologica, generata da un tale scenario, è rappresentata dalle famiglie nelle quali le cooperative sociali operano (quelle al cui interno si è in presenza di casi di disabilità, di minori in condizioni di disagio, tossicodipendenza, sieropositività, solo per citare i casi più frequenti). Si troveranno da sole ad affrontare problematiche spesso di dimensioni drammatiche, senza il fondamentale ausilio di soggetti qualificati, rappresentati dai cooperatori sociali che sin ora le hanno supportato in maniera assolutamente determinante. Il gettito maggiore determinato dall’aumento in parola resterebbe, di fatto, lettera morta, visto che, in mancanza delle Cooperative, dovranno essere i Comuni ad accollarsi il costo dei servizi di assistenza. Si tratta di uno scenario oggi assolutamente non ipotizzabile che porterebbe, più plausibilmente, alla cancellazione definitiva di gran parte dei servizi assistenziali sino a oggi garantiti dalle Cooperative Sociali. A tal proposito l’Associazione Cooperative Italiane (Aci) ha sostenuto con “numeri alla mano, che quest’impennata dell’Iva dal 4% al 10% rappresenta una falsa entrata per le casse dello Stato. Non ci sarà un aumento del gettito. Un’entrata boomerang – spiega l’A.C.I. – che avrà l’effetto di ridurre i servizi per i cittadini: minore numero di posti nei nidi e negli asili, tagli all’assistenza per disabili, riduzione delle ore di apertura per i centri diurni. Comuni e Asl dovranno pagare di più, dal momento che saranno chiamati a corrispondere oltre i 2/3 dei costi”. Alla luce di tanto, Legacoop Puglia, aderendo alle istanze dell’ACI., chiede ai parlamentari pugliesi, al Governo regionale, all’A.N.C.I. di proseguire il percorso intrapreso, in difesa delle fasce più deboli e meno protette della popolazione che, con un tale aumento percentuale, sarebbero le prime a pagare lo scotto maggiore.  ]]>