Una norma virtuosa ma che, di fatto, esclude la micro-impresa che, più di tutte, pur agendo in contesti di legalità, continua a subire gravi restrizioni, soprattutto rispetto all’accesso al credito bancario”. Così il responsabile dell’ufficio Legislazione Lavoro Legacoop Puglia, Massimiliano Maggio, ai margini della Conferenza permanente provinciale in Prefettura, di quest’oggi a Bari, per approfondire, alla presenza delle PP.AA. provinciali, insieme a sindacati e parti sociali e rappresentanti delle forze dell’ordine, la disciplina e i criteri di attribuzione del “rating di legalità” alle imprese, in applicazione del decreto 20 febbraio 2014, n. 57. Il Regolamento dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato (Agcm), attuativo del decreto, difatti, definisce un rating per le imprese operative in Italia che abbiano raggiunto un fatturato minimo di due milioni di euro nell’esercizio chiuso l’anno precedente alla richiesta e che siano iscritte al registro delle imprese da almeno due anni. Il rating, con durata di due anni dal rilascio ed rinnovabile su richiesta, avrà un range tra un minimo di una ‘stelletta’ a un massimo di tre ‘stellette’, attribuito dall’Autorità sulla base delle dichiarazioni delle aziende che verranno verificate tramite controlli incrociati con i dati in possesso delle pubbliche amministrazioni interessate. Sono, inoltre, le stesse aziende, con formulario ad hoc, a richiedere la vautazione (il formulario è scaricabile dal sito www.agcm.it) “Riteniamo, come organizzazione di rappresentanza regionale delle cooperative- prosegue l’avvocato Maggio – , quanto un decreto siffatto, pur nella bontà degli obiettivi, releghi a una condizione di ulteriore marginalità realtà di micro impresa rispetto a quelle medie, piccole e, soprattutto, grandi, che concretamente vedranno semplificate le procedure per l’accesso a finanziamenti pubblici e accesso al credito ”. “Economie regionali del Sud, come la nostra, si reggono, soprattutto, sulle piccolissime imprese, già oberate da obblighi fiscali e contributivi. Incentivare, a buon diritto, grandi e medie imprese, dimenticando le altre, significa allargare il gap economico anche tra aree regionali. Con conseguenze irreparabili economiche e sociali”. “L’auspicio – conclude Maggio – è che vengano apportati emendamenti al decreto e al regolamento dell’Agcm, sì da permettere la valutazione di legalità anche alla micro-impresa”. In allegato il Regolamento Agcm e il Decreto ministero Meef del 20_febbraio_2014_n._57 ]]>
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