“Da sempre siamo convinti che l’arte sia uno strumento potente, un linguaggio universale per cambiare il mondo. E il mondo che vogliamo cambiare è quello che da un anno tiene prigioniero nel suo paese Patrick Zaki, studente egiziano dell’Università di Bologna. Sì, perché un mondo che soffoca la libertà di opinione, che fa prigioniero un uomo perché difensore dei diritti umani, non è il mondo che vogliamo”.
È tutta in queste parole del presidente di Legacoop Puglia Carmelo Rollo la motivazione che ha spinto l’associazione ad aderire al contest “Free Patrick Zaki, prisoner of conscience”, edizione speciale del Concorso Internazionale di comunicazione sociale Poster For Tomorrow, ideata da Amnesty International Italia e dal festival Conversazioni sul futuro dell’associazione leccese Diffondiamo idee di valore in collaborazione con il Festival dei Diritti Umani di Milano e l’Associazione Articolo 21.
La partecipazione all’iniziativa prevede l’invio di un manifesto ( formato 50×70) entro il 29
gennaio (Info www.posterfortomorrow.org) perché siano l’arte e la creatività ad urlare la richiesta di liberazione immediata dello studente Zaki.
Selezionati da una giuria internazionale, i dieci migliori manifesti saranno affissi, a partire dal 7 e 8 febbraio – anniversario del primo fermo e della convalida dell’arresto – a Bologna (che ha conferito la cittadinanza onoraria allo studente), Lecce, Bari, Brindisi, Napoli, Palermo, Taranto e Torino e nelle altre città e nei luoghi pubblici e privati che aderiranno all’iniziativa.
L’obiettivo del contest è quello di unirsi, con il linguaggio dell’arte e della creatività, alle donne e agli uomini che nel mondo chiedono a gran voce l’immediata liberazione dello studente egiziano dell’Università di Bologna. L’iniziativa è dedicata a tutte le persone prigioniere di coscienza rapite e maltrattate nella speranza che sempre più giovani possano girare il mondo per studiare, imparare e conoscere, senza dover avere paura di esprimere le proprie idee e di correre il rischio di morire per esse.
L’APPELLO
Il 7 febbraio 2020 Patrick Zaki, studente egiziano del Gemma (Master Erasmus Mundus che si occupa di “Women’s and Gender Studies”) dell’Alma Mater Studiorum – Università di Bologna, viene fermato all’Aeroporto del Cairo, appena atterrato con un volo proveniente dall’Italia. Dopo diverse ore di sparizione forzata, ricompare il giorno dopo, 8 febbraio, di fronte alla procura della città di Mansura per la convalida dell’arresto. Il mandato di cattura contiene le accuse di minaccia alla sicurezza nazionale, incitamento a manifestazione illegale, sovversione, diffusione di notizie false e propaganda per il terrorismo. Dopo estenuanti rinvii, le prime due udienze del processo si tengono però solo a luglio. Nella seconda, quella di domenica 26, il giovane studente – visibilmente dimagrito – incontra i suoi avvocati per la prima volta dal 7 marzo. Il 25 agosto, sempre per la prima volta da marzo, vede sua madre, per un breve colloquio. Il 7 dicembre il giudice della terza sezione del tribunale antiterrorismo del tribunale del Cairo annuncia il rinnovo per 45 giorni della custodia cautelare. Il 19 dicembre Patrick incontra nuovamente la madre nel carcere di Tora. «Sono fisicamente e mentalmente esausto, non ne posso più di stare qui e mi deprimo a ogni tappa dell’anno accademico mentre sono qui invece che con i miei amici a Bologna», le racconta. In questi mesi la famiglia ha ricevuto solo due brevi lettere a fronte delle almeno 20 che il ragazzo aveva scritto e inviato. Noi riteniamo che Patrick Zaki sia un prigioniero di coscienza detenuto esclusivamente per il suo lavoro in favore dei diritti umani e per le opinioni politiche espresse sui social media. Dedichiamo questa iniziativa a tutte le persone prigioniere di coscienza rapite, torturate, sparite, recluse ingiustamente. E a tutte le giovani e i giovani che girano il mondo per studiare, ricercare, condividere, costruire una società migliore.