A Palazzo Madama è stata votata la fiducia al neo premier, Mario Monti. Un voto, quello di ieri, 17 novembre 2011, avvenuto dopo un lungo discorso programmatico incentrato principalmente sulla crisi economica che affligge il nostro Paese. Un intervento che affronta recessione economica, tagli dei costi alla politica, lotta all’evasione, per recuperare il sommerso e, di conseguenza abbassare le tasse. Poi, riforma del mercato del lavoro e delle pensioni. Nonché probabile reinserimento dell’Ici e la promessa di una disamina più approfondita sulla patrimoniale: “è necessario riesaminare in generale il prelievo sulla ricchezza immobiliare”. Mario Monti, in 50 minuti, parla ai senatori sugli scranni, agli italiani “che dovranno fare dei sacrifici”, ma anche ai mercati, in particolare quelli europei. Perché, per Monti, imperativo fondamentale è preservare l’euro, per evitare che “si ritorni agli anni ‘50”. Un discorso dal respiro “europeo”, quindi, con un ampio approfondimento sull’Unione Europea. Monti tiene a sottolineare quanto le regole imposte dall’Europa non devono essere per noi delle imposizioni, perché “non c’è un loro e un noi: l’Europa siamo noi”, scrive. Un programma diviso in due parti: una dedicata “all’emergenza e la sostenibilità finanziaria”, l’altra “per modernizzare istituzioni e società, in un quadro di ritrovata coesione sociale e territoriale”. Piena consapevolezza delle forte recessione del momento, della”gravità della situazione attuale” ma fiducia, al tempo stesso, nell ritrovamento di una “una risposta pronta e decisa per la creazione di condizioni favorevoli alla crescita nel perseguimento del pareggio di bilancio, con interventi strutturali e con un’equa distribuzione dei sacrifici”. Al termine del discorso, il professor Monti ha accolto gli applausi finali e si è recato immediatamente a consegnare quanto scritto alla Camera in attesa del voto di fiducia a Montecitorio. In allegato il discorso programmatico. Discorso di Mario Monti]]>