Incontro di esperti ad Apricena nella coop Fra Coltivatori,
esempio di agricoltura che resiste 

Mentre l’agricoltura langue mettendo a dura prova gli
imprenditori agricoli e i lavoratori del comparto con redditi ormai bassissimi,
ci sono realtà che resistono anche grazie alla determinazione e all’amore per
la propria terra. Come nel caso di Nazzario Frezza, fondatore e presidente
della Cooperativa Fra coltivatori di Apricena dal 1976. E se gli chiedi come
abbia fatto a farla diventare una realtà nazionale con oltre 3mila soci lui,
oggi ultranovantenne ma dal pensiero vispo e vivace, dice di non aver fatto
nulla. “La cooperativa – dice – è nata con me che avevo la quinta elementare,
ma che l’ho curata come fosse come una cosa mia. All’inizio lavoravamo senza
prendere una lira. Ho solo lavorato per la cooperativa, tutto quello che facevo
era per la cooperativa. Un po’ alla volta abbiamo comprato i silos, ne abbiamo
altri sei a Poggio imperiale, qualche tempo fa abbiamo comprato 27 ettari di
terreni a Serracapriola. Ai giovani di oggi mi sento di dire che si può
lavorare in questo settore, ma ci vuole impegno e serietà”   

L’occasione di incontrare l’anima storica della cooperativa agricola Fra coltivatori di Apricena associata a Legacoop, è un workshop organizzato nella struttura sulla filiera dell’orzo nel quale è intervenuto il presidente di Legacoop Puglia Carmelo Rollo che ha sottolineato l’importanza dello strumento cooperativo che mette al centro le persone rendendole protagoniste di percorsi partecipati e condivisi.

 “Dal seme alla birra”
il titolo che ha visto esperti e tecnici confrontarsi sulle prospettive e il
futuro della coltivazione dell’orzo in Italia, la concimazione dell’orzo da
birra, la difesa della qualità del prodotto finale e l’importanza della
tracciabilità e della sostenibilità in una filiera 100% italiana. Una filiera
che la Fra coltivatori di Apricena, copre dall’inizio alla fine: si parte dal
seme che viene distribuito in tutta Italia e anche ai soci della cooperativa
che lo restituiscono sotto forma di orzo pronto per la produzione della birra.

Ma anche chi è bravo e continua a produrre qualità e
quantità in agricoltura oggi  ha bisogno
di differenziare. “Dobbiamo differenziare il nostro prodotto dal prodotto con
scarso valore – afferma Donato Luciani, responsabile tecnico della Fra
Agricoltori di Apricena –se non diamo valore aggiunto ai nostri grani e orzi finiamo
per avere un prodotto di pari valore a quello importato. E la filiera serve
proprio a dare quel valore aggiunto – continua Luciani – ad un prodotto con una
elevata germinabilità, importante soprattutto per l’orzo e un alto peso
specifico che ne garantisce una buona resa”.

La filiera dunque come arma per combattere nel mercato
globalizzato. “L’unica possibilità di difesa – aggiunge Antonio Catalani,
direttore di Agroalimentare sud spa produttrice di malto –  è puntare sul prodotto italiano che è apprezzatissimo
all’estero. La filiera in questo contesto – è l’unico strumento che consente da
un lato di programmare la produzione come richiede il mercato estero e
dall’altro certificare che il prodotto è 100% italiano e porta con sé tutte le
caratteristiche tecniche e qualitative”. 
la filiera