L’agricoltura in Puglia, come in tutto il Mezzogiorno, è settore vitale per l’economia della nostra regione, ma, ad oggi, frammentato e polverizzato, rischia di collassare anche a causa di una Politica Agricola Comune (PAC) che non tiene conto dei suoi limiti strutturali”. Questa la sintesi politica emersa dal Coordinamento regionale delle cooperative agroalimentari aderenti a Legacoop Puglia e che si legge, altresì, nel documento approvato e presentato questa mattina alla stampa. Un giudizio negativo vien dato, in particolare, ai primi risultati del confronto  agli aiuti diretti alle imprese agricole (uno degli assi della nuova PAC), ovvero di “conservazione dello status quo”, come si legge. “Sarebbe un bel risultato se avessimo un’agricoltura forte, in grado di competere sui mercati internazionali, che garantisce un adeguato reddito agli imprenditori e ai lavoratori agricoli”. Invece, purtroppo, così non è: “Abbiamo un settore debole, debolissimo al Sud”. Emblematico è il limite che si sta fissando per la concessione dell’aiuto diretto alle superfici agricole: pari a una cifra compresa tra i 250 euro (ipotesi minima) e i 350 euro (ipotesi massima). Sono contributi che, con tutta probabilità, saranno destinati a produttori assolutamente marginali e fuori mercato (il 50% delle aziende italiane ha, difatti, una superficie inferiore ai due ettari!). “Un vero aiuto o risorse sottratte ad importanti processi di crescita, ammodernamento e innovazione delle aziende agricole?”. Si tratta, tra l’altro, di aiuti per i quali lo Stato, per concederli, spenderebbe mediamente 350 euro, a cui vanno sommate le ulteriori spese per la presentazione delle domande e adempiere ai relativi obblighi. “Anche le imprese agroalimentari hanno una dimensione strutturale media di piccola e piccolissima dimensione, anche in termini di fatturato”, come si legge nel documento. Limiti che sarebbero superabili solo favorendo aggregazioni “funzionali e strutturali”, ovvero Cooperative, Organizzazioni di Produttori (OP) o Consorzi d’imprese che possono gestire “effettivamente quantità significative di prodotto” e non svolgere “mere funzioni burocratiche”. Sono, dunque, queste le strutture che devono gestire progetti di filiera realmente incisivi, coinvolgendo, soprattutto, la distribuzione (la GDO, in particolare). “E’ questa – ha concluso il responsabile del settore agroalimentare Legacoop Puglia, Angelo Petruzzella – la principale e incisiva proposta del Coordinamento delle cooperative agroalimentari Legacoop Puglia”.]]>