La riforma della Politica agricola comune (PAC) passa al Parlamento europeo. Si tratta di una delle più importanti politiche comunitarie. Pertanto, la sua approvazione è una tappa fondamentale dopo le proposte avanzate dalla Commissione che avevano scontentato tutti, come sottolineato dal presidente della Commissione Agricoltura e sviluppo rurale dell’Europarlamento, Paolo De Castro, a capo delle negoziazioni per una nuova politica agricola europea 2014-2020. Il 7 novembre, per la prima volta nella storia, i 27 ministri per l’agricoltura e tutti i membri della commissione Agricoltura e sviluppo rurale si sono incontrati, nella stessa stanza, per discutere delle prospettive future della PAC. De Castro ha descritto il meeting come molto importante dato che ha aperto la strada per una migliore comprensione tra le visioni delle due istituzioni. “Ho notato che abbiamo molti punti in comune con il Consiglio, quindi speriamo davvero che la Commissione e il Consiglio ci aiutino a trovare una buona soluzione per il futuro del settore agricolo”. Le perplessità diffuse, in seno al Parlamento e al Consiglio europeo, riguardano “proposte che sembrano volere contener la produzione agricola, anziché promuoverla. Altresì, il carico burocratico per gli agricoltori, secondo la maggior parte dei gruppi politici, sembra incrementarsi”, sottolinea De Castro. “La nostra responsabilità – spiega il presidente della commissione Agricoltura – è, innanzitutto, quella di offrire al settore agricolo strumenti per rispondere alla grande sfida che ci impone il nuovo scenario: produrre di più, ma inquinare di meno”. Il deputato italiano di centro-sinistra afferma che il bilancio per la PAC (che rappresenta circa il 40% del di quello totale comunitario), in realtà, è molto modesto rispetto a quello di altre economie. Si consideri che “in America ci sono 2 milioni di agricoltori e che la loro spesa è il doppio di quella europea. Noi, invece, abbiamo 10 milioni di agricoltori: con lo stesso bilancio siamo passati da 15 a 27 Stati membri”. La proposta avanzata dalla Commissione per la riforma della PAC, riguardo la scelta di utilizzare il 7% delle terre coltivabili a scopi ecologici, è stata assai criticata. De Castro, come presidente della commissione Agricoltura, teme possa portare, difatti, ad una maggiore burocratizzazione, “diventando così un altro fardello per gli agricoltori europei”, come si legge in una nota. “Non penso che questo sia il modo migliore per ottimizzare il potenziale agricolo europeo perché, dopo tutto, ciò di cui abbiamo bisogno in futuro è di produrre più cibo in modo sostenibile. Come posso spiegare per esempio ai produttori di olive che devono ridurre la produzione del 7%? Devono sradicare i loro alberi? Non penso che sia il modo più giusto di agire”. Secondo il parlamentare De Castro la proposta della Commissione mette a rischio la necessità di una maggiore flessibilità:, perché “con 27 Stati membri e 27 tipi di agricolture non è possibile applicare le stesse leggi”. Non tutti i paesi sono pronti: alcuni hanno bisogno di più tempo per introdurre la tariffa unica. La Commissione non prende in considerazione che la situazione è diversa da paese a paese, con un’economia che è non è ovunque allo stesso punto di partenza. Inoltre, c’è il problema delle misure di mercato. L’auspicio di De Castro è che la Commissione e il Consiglio “possano aiutare a trovare una buona soluzione per il futuro del settore agricolo”, motore di sviluppo per il nostro Paese e per tutta quanta l’Europa.]]>
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