internalizzazioni e società in-house con toni e dichiarazioni che esulano dal problema reale e poco veritieri. Come quelle del segretario Usppi, Nicola Brescia, sulla Gazzetta del Mezzogiorno di lunedì 15 aprile, relativi alla riduzione dei costi della sanità realizzata dalle società in oggetto e gestite totalmente da società a capitale pubblico. Si tratta di realtà, a detta del segretario Brescia, che avrebbero restituito dignità “a migliaia di lavoratori che venivano sfruttati da cooperative”. E’ una mera generalizzazione e sintomo di disonestà intellettuale. Siano fatti nomi, anche a tutela di quella buona cooperazione che noi da sempre difendiamo. Di quali cooperative parla il sindacato? E perché mai, solo oggi, è emerso lo sfruttamento della dignità dei lavoratori? Dov’era il sindacato quando avrebbe dovuto denunciare amministrativamente e penalmente chi sfruttava i lavoratori? Le cooperative aderenti a Legacoop Puglia danno ogni giorno lavoro a migliaia di persone, tenendo assieme un tessuto sociale ed economico che è la dignità stessa di molte persone di questa regione. Chi lavora in cooperativa ha deciso di essere imprenditore di se stesso e protagonista del suo destino lavorativo. Le cooperative sono le società che lavorano oggi, per essere pagate dagli enti pubblici, per gli stessi servizi erogati da Sanitaservice, dopo 180 giorni. Chi lede la dignità di un lavoratore che forse non percepirà uno stipendio perché un ente pubblico non paga? Per quanto concerne la riduzione della spesa pubblica, ci chiediamo in che modo il sindacato Usppi abbia raccolto e diffuso questi dati, ovvero da quali settori abbia attinto la sua valutazione sulla riduzione spesa sanitaria. Quali siano le sue fonti. A nostro avviso non è mai stati fatto un vero e proprio tavolo pubblico per valutare le effettive performance delle cosiddette Sanitaservice, sia in termini di costi sia in termini di servizi. Come non c’è stato, ad oggi, alcun confronto con l’esternalizzazione. Gli indicatori di maggiore efficienza, maggiore efficacia e maggiore economicità che permetterebbero ad una regione, in particolari situazioni, di ricorrere a questo istituto, ad oggi, dopo due anni, non sono stati ancora resi pubblici e messi a confronto. Per questa ragione non li si può né affermare né confutare. Si metta un punto ai “j’accuse” sterili, vuoti e infondati. Ci si confronti in maniera costruttiva. Ce lo chiedono le persone e ce lo impone questa progressiva recessione.]]>