Tredici coltellate. L’ultimo atto osceno di un folle squilibrato che ha ammazzato Santa Scorese nel 1991, dopo averla perseguita e minacciata. Di chi è stata la responsabilità? Solo di uno pazzo squilibrato? O anche di un’intera comunità che non ha ascoltato le denunce di una donna vittima di persecuzioni, continue e quotidiane? Ovvero di una giovane vittima che si faceva accompagnare da amiche e genitori nei suoi brevi spostamenti in quel di Bari e provincia, in cui viveva e frequentava l’università o la parrocchia. Tanti gli interrogativi, i dubbi, i “se” e i “ma”, che ancora agitano i superstiti alla tragedia di Santa: i suoi genitori, Piero e Angela, e la sorella, Rosamaria. E oggi, dopo un ventennio, sono anche i nostri interrogativi. Quelli di chi viene a conoscenza della sua storia, anche grazie alle parole di Alfredo Traversa, regista e scrittore, che in 43 pagine ha raccontato non solo la vita di Santa in “Santa che voleva solo vivere” (ed. “la meridiana”). Ma ciò che c’è nel profondo di ognuno di noi, se minacciati e perseguitati venissimo accoltellati, quando nessuno, neanche la nostra famiglia, riesce a salvarci e a sottrarci a una morte prematura e brutale. Quel nessuno sarebbe dovuto essere la polizia ove andare a denunciare le persecuzioni. O il prete della parrocchia da cui ci rechiamo per confessare che un pazzo ci violenta verbalmente e spesso ci aggredisce fisicamente, minacciandoci. O una rete di servizi sociali che avrebbe dovuto curare e riabilitare una persona violenta e pericolosa. Una storia che è accaduta 23 anni fa, dopo la quale ce ne sono state altre simili. Una come tante che ancora oggi accadono e che – la cronaca ce lo dirà – accadranno probabilmente nel prossimo futuro. Nella Biblioteca dei Ragazzi/e della Cooperativa sociale Progetto città di Bari, a Parco 2 Giugno, in un incontro organizzato, il 30 marzo 2014, da Legacoop Puglia e la sua Commissione Pari Opportunità e Politiche di Genere, Alfredo Traversa ha rappresentato la storia di Santa, la stessa storia raccontata nel libro. Tanti i presenti, soprattutto donne . Tra il pubblico anche la Garante per i Diritti dei Minori della Regione Puglia, Rosy Paparella. “Quella di Santa è una storia di responsabilità” ha esordito il presidente della Fondazione Santi Medici, don Francesco Savino, invitato alla presentazione del libro. Presenti anche il presidente Legacoop Puglia, Carmelo Rollo, con presidente della Commissione PO  e PG Legacoop, Flora Colamussi, e la direttrice de “la meridiana”, Elvira Zaccagnino. “Dov’è finita la cultura della responsabilità? – ha incalzato don Francesco -: Santa gridava aiuto e nessuno l’ha ascoltata”. Un silenzio che c’è stato e del quale sono vittime oggi ancora molte donne. “Leggendo il libro su Santa – ha poi raccontato Rollo – il mio primo pensiero è andato alla famiglia, prima rete protettiva di qualsiasi individuo. Per la salvezza di Santa il ruolo fondamentale della famiglia è stato inutile, perché ci sono state inefficienze di tutta una comunità”. Santa ha raccolto la sua vita in un diario e: “è il suo prezioso lascito a noi e alla nostra comunità, per il futuro, perché non accada più”. Il Governo regionale pugliese ha da poco presentato un disegno di legge sulla violenza di genere “per vincere una battaglia che è di tipo culturale”, come ha sottolineato la Colamussi. Pertanto la vita di Santa ripropone e “mantiene vivo il tema della discriminazione e della violazione dei diritti umani di cui le donne, anche a distanza di 23 anni, sono ancora vittime”. Anche la Zaccagnino ha sottolienato l’importanza di un cambiamento che deve essere culturale perchè non ci siano altre “Santa”. “La violenza – ha spiegato la direttrice – è strettamente connessa con il potere. Chi perpetra violenzqa è colui teme di poerdere potere”. Allora, ha aggiunto, il “vero mutamento culturale, sta nell’imparare a declinare il potere in maniera diversa” e positiva, “disinnescando la miccia della violenza”.]]>